Il rock lento dei Low Ritmi ipnotici al Dal Verme
La band americana capostipite del rock minimale questa sera al Dal Verme
Il primo album, «I Could Live in Hope», risale al 1994 ed è considerato uno dei capolavori del cosiddetto «slowcore». Musica rarefatta, minimale, ipnotica, di cui gli americani Low si sono resi fautori negli anni 90, in contrasto con la rabbia rumorosa del postpunk e del grunge in voga all’epoca. Da allora la band ha inciso 12 dischi, incluso il nuovo «Double Negative», che presenterà stasera al Teatro Dal Verme (via San Giovanni sul Muro 2, ore 21, € 23-34,50). Realizzato con B.J. Burton, produttore già al fianco di James Blake e Bon Iver, l’album associa a chitarre e armonie vocali delicate un’elettronica cupa, tappeti ambient-drone, suoni «disturbati». «Il nostro intento è da sempre di proporre musica bella, ma non confortevole», spiega Alan Sparhawk, cantante e chitarrista dei Low con la moglie Mimi Parker (voce e batteria) e il bassista Steve Garrington. Attivo da 25 anni, apprezzato da Robert Plant (Led Zeppelin), il gruppo vanta collaborazioni con Steve Albini, Dave Fridmann (Mercury Rev) e Jeff Tweedy (Wilco). Nel 1999 vide la sua popolarità aumentare all’improvviso, quando la sua «Little Drummer Boy», rilettura di un classico natalizio, fu scelta come tema musicale per la campagna pubblicitaria di un noto marchio d’abbigliamento. «Accettammo per soldi, Mimi era incinta e non saremmo potuti andare in tour per un po’», confida Sparhawk, prima di aggiungere che «essendo la musica un linguaggio potente, è normale che serva al marketing» e che «l’importante è selezionare chi può usare il tuo lavoro ai suoi scopi». Oltre alla pubblicità, però, c’è il cinema. E nel suo miscelare dream pop, post-rock e ambient, «Double Negative» pesca proprio da lì. «Lo abbiamo pensato come se fosse una colonna sonora della vita, della morte, di questi tempi bui che negli Usa ci vedono con Trump al potere, senza speranze», continua il songwriter, classe 1969, di fede mormone, come la moglie e compagna di band. «Tutti noi siamo fratelli e sorelle, connessi per l’eternità», è la loro idea. «La musica è un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale».