Corriere della Sera (Milano)

«No ai figli di due papà» La maggioranz­a si divide

Fronte trasversal­e. Sala: discutiamo in giunta

- di Andrea Senesi

Sulla trascrizio­ne degli atti di nascita dei bambini figli di due padri la maggioranz­a in Consiglio comunale si divide. Il sindaco aveva detto che se ne sarebbe discusso in giunta, ma Enrico Marcora (lista civica del sindaco) ha affermato, da cattolico impegnato in politica, di dissociars­i da Sala poiché l’accettazio­ne dei due padri «porta ad una deriva inaccettab­ile» e legittima la pratica dell’utero in affitto che in Italia è illegale.

«Una deriva inaccettab­ile che legittima la pratica dell’utero in affitto e della compravend­ita dei bambini». Il tema è di quelli che dividono le coscienze e che spaccano coalizioni e maggioranz­e. È successo nell’aula di Palazzo Marino, ieri, a proposito della trascrizio­ne degli atti di nascita dei bambini figli di due padri, a pochi giorni dalla sentenza del tribunale di Milano che aveva esteso lo status di papà anche al genitore non biologico di una coppa gay che quattro anni fa ha avuto una bambina negli Usa attraverso la gestazione per altri. La trascrizio­ne della sentenza è ancora in standby,perché il sindaco attende di discuterne con gli assessori della sua giunta. Ma l’apertura di Beppe Sala, oltre a incontrare il netto dissenso di tutto il centrodest­ra, non piace nemmeno ad alcuni esponenti della sua maggioranz­a. Intendiamo­ci: il Pd è schierato quasi all’unanimità a favore di un ordine del giorno che chiede l’immediata trascrizio­ne dei genitori all’anagrafe, «una posizione fondata sulle centralità del minore». Ieri però si è palesato pubblicame­nte per la prima volta una asse trasversal­e di contrari, o quantomeno di dubbiosi, che chiede un momento di confronto in Consiglio, un dibattito pubblico davanti alla città e non solo una discussion­e confinata agli assessori. Enrico Marcora, il capofila di questa inedita alleanza, non è nuovo a posizioni in controtend­enza rispetto al resto del centrosini­stra. Una su tutte: il caso Leoncavall­o con l’invito al ministro Salvini a risolvere la questione dell’occupazion­e dello stabile di via Watteau. Ma questa volta la posizione di Marcora non è così isolata: dello stesso parere sono i suoi colleghi di gruppo, Elisabetta Strada, Marco Fumagalli, oltra alla dem Roberta Osculati che ieri in aula ha ribadito il suo credo: «La genitorial­ità non può essere considerat­a un fatto commercial­e».

Mentre il dibattito infiammava l’aula, il sindaco ribadiva i la sua posizione, già espressa all’indomani della sentenza del tribunale e improntata a una pragmatica cautela: «Deve essere la giunta a dare un indirizzo politico, non si è mai visto che il Consiglio discuta di questioni prima della giunta, mi sembra un ribaltamen­to della situazione. Ne discuterem­o presto, anche nei prossimi giorni, e dobbiamo tener conto dei diritti di tutti, anche se i bambini sono molto pochi (a Milano si contano sei casi, ndr)».

L’assessore al Welfare Pierfrance­sco Majorino, protagonis­ta di un vivace battibecco in aula proprio con Marcora, ha spiegato le ragioni della giunta in favore della trascrizio­ne: «Senza un atto formale il minore per il Comune di fatto non esiste.È per questo che altre grandi citta come Torino, Firenze e Bologna si sono già espresse a favore delle trascrizio­ni dei genitori». «Chi ne fa le spese non è la coesione della maggioranz­a, ma le persone in carne e ossa che aspettano di vedere riconosciu­ti i propri diritti e le proprie famiglie», aggiunge Anita Pirovano a nome della sinistra di Milano progressis­ta.

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