«No ai figli di due papà» La maggioranza si divide
Fronte trasversale. Sala: discutiamo in giunta
Sulla trascrizione degli atti di nascita dei bambini figli di due padri la maggioranza in Consiglio comunale si divide. Il sindaco aveva detto che se ne sarebbe discusso in giunta, ma Enrico Marcora (lista civica del sindaco) ha affermato, da cattolico impegnato in politica, di dissociarsi da Sala poiché l’accettazione dei due padri «porta ad una deriva inaccettabile» e legittima la pratica dell’utero in affitto che in Italia è illegale.
«Una deriva inaccettabile che legittima la pratica dell’utero in affitto e della compravendita dei bambini». Il tema è di quelli che dividono le coscienze e che spaccano coalizioni e maggioranze. È successo nell’aula di Palazzo Marino, ieri, a proposito della trascrizione degli atti di nascita dei bambini figli di due padri, a pochi giorni dalla sentenza del tribunale di Milano che aveva esteso lo status di papà anche al genitore non biologico di una coppa gay che quattro anni fa ha avuto una bambina negli Usa attraverso la gestazione per altri. La trascrizione della sentenza è ancora in standby,perché il sindaco attende di discuterne con gli assessori della sua giunta. Ma l’apertura di Beppe Sala, oltre a incontrare il netto dissenso di tutto il centrodestra, non piace nemmeno ad alcuni esponenti della sua maggioranza. Intendiamoci: il Pd è schierato quasi all’unanimità a favore di un ordine del giorno che chiede l’immediata trascrizione dei genitori all’anagrafe, «una posizione fondata sulle centralità del minore». Ieri però si è palesato pubblicamente per la prima volta una asse trasversale di contrari, o quantomeno di dubbiosi, che chiede un momento di confronto in Consiglio, un dibattito pubblico davanti alla città e non solo una discussione confinata agli assessori. Enrico Marcora, il capofila di questa inedita alleanza, non è nuovo a posizioni in controtendenza rispetto al resto del centrosinistra. Una su tutte: il caso Leoncavallo con l’invito al ministro Salvini a risolvere la questione dell’occupazione dello stabile di via Watteau. Ma questa volta la posizione di Marcora non è così isolata: dello stesso parere sono i suoi colleghi di gruppo, Elisabetta Strada, Marco Fumagalli, oltra alla dem Roberta Osculati che ieri in aula ha ribadito il suo credo: «La genitorialità non può essere considerata un fatto commerciale».
Mentre il dibattito infiammava l’aula, il sindaco ribadiva i la sua posizione, già espressa all’indomani della sentenza del tribunale e improntata a una pragmatica cautela: «Deve essere la giunta a dare un indirizzo politico, non si è mai visto che il Consiglio discuta di questioni prima della giunta, mi sembra un ribaltamento della situazione. Ne discuteremo presto, anche nei prossimi giorni, e dobbiamo tener conto dei diritti di tutti, anche se i bambini sono molto pochi (a Milano si contano sei casi, ndr)».
L’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, protagonista di un vivace battibecco in aula proprio con Marcora, ha spiegato le ragioni della giunta in favore della trascrizione: «Senza un atto formale il minore per il Comune di fatto non esiste.È per questo che altre grandi citta come Torino, Firenze e Bologna si sono già espresse a favore delle trascrizioni dei genitori». «Chi ne fa le spese non è la coesione della maggioranza, ma le persone in carne e ossa che aspettano di vedere riconosciuti i propri diritti e le proprie famiglie», aggiunge Anita Pirovano a nome della sinistra di Milano progressista.