Bici nascoste in case e cortili La app blocca i «furbetti»
Mobike, il sistema inchioda i recidivi
Mobike «caccia» i trasgressori. Niente più bici nascoste in cantine, cortili, ballatoi. Questo è l’obiettivo della società che a Milano gestisce 8 mila mezzi a noleggio. Caratteristica del servizio, il «flusso libero»: con una app si individua la bicicletta più vicina, si scansiona il Qrcode riportato sul telaio e si inizia a pedalare. Raggiunta la meta, si chiude manualmente il lucchetto per terminare la corsa. Il costo per l’utilizzo viene scalato dal credito versato sulla app. Peccato però che troppi utenti abbiano il brutto vizio di «privatizzare» la due ruote, ovvero di lasciarla in spazi che non sono accessibili a tutti. In questo modo gli altri cittadini sulla mappa online «vedono» la bici ma non possono salire in sella. Come rimediare? Mobike, a un anno dal lancio del servizio, sceglie di fare piazza pulita dei disonesti. Chi non parcheggia su suolo pubblico si vedrà bloccare la app sullo smartphone e non potrà più accedere al servizio. Un semplice sms avviserà del provvedimento preso. «Purtroppo le bici rinchiuse in proprietà private diventano inutilizzabili — scrive la società in una nota — e generano un disservizio perché gli utenti non riescono a utilizzarle. Per questo motivo è stato attivato un sistema di controllo che permette di ridurre ulteriormente il fenomeno». Una sorta di «cervellone» registra i recidivi, a cui viene poi impedito di continuare a pedalare. «Mobike è un servizio di mobilità sostenibile in condivisione — spiega Alessandro Felici, ad dell’azienda che ha portato le bici arancioni dalla Cina all’Italia — e come tale deve essere utilizzato. Abbiamo deciso di intervenire per offrire ai nostri utenti un servizio efficiente». Il provvedimento ha obiettivi di lungo termine. La società si prepara a sbarcare sul mercato con monopattini elettrici (appena la legge italiana stabilirà norme sul loro utilizzo) e bici elettriche in free floating. Flotte più costose e ancora più facili da «portare a casa». Abituare gli utenti fin da ora al corretto utilizzo dei mezzi diventa quindi una garanzia di successo per l’ampliamento del servizio.
Le «privatizzazioni» non sono il primo inconveniente che Mobike ha dovuto affrontare. Soprattutto nei primi mesi le biciclette sono state vandalizzate o abbandonate lontano dai confini milanesi, così come è avvenuto per la flotta (4 mila mezzi) del concorrente Ofo. Mobike da un lato ha introdotto «vigilantes» per cogliere in flagranza chi danneggia le bici, dall’altro ha applicato una sovrattassa di 7 euro ai ciclisti che parcheggiano in aree considerate rischiose. Rimane invece il nodo della sostenibilità economica: tutte le strategie in atto mirano ad aumentare il numero di noleggi, e di conseguenza gli introiti.
L’effetto bike sharing a flusso libero intanto si ripercuote anche sulle biciclette a stalli fissi di BikeMi, operatore in città da dieci anni. A settembre scorso i prelievi si sono fermati a quota 365.669, contro i 395.855 del settembre 2017 e i 409.477 del 2016.