Corriere della Sera (Milano)

Bici nascoste in case e cortili La app blocca i «furbetti»

Mobike, il sistema inchioda i recidivi

- Di Sara Bettoni

Mobike «caccia» i trasgresso­ri. Niente più bici nascoste in cantine, cortili, ballatoi. Questo è l’obiettivo della società che a Milano gestisce 8 mila mezzi a noleggio. Caratteris­tica del servizio, il «flusso libero»: con una app si individua la bicicletta più vicina, si scansiona il Qrcode riportato sul telaio e si inizia a pedalare. Raggiunta la meta, si chiude manualment­e il lucchetto per terminare la corsa. Il costo per l’utilizzo viene scalato dal credito versato sulla app. Peccato però che troppi utenti abbiano il brutto vizio di «privatizza­re» la due ruote, ovvero di lasciarla in spazi che non sono accessibil­i a tutti. In questo modo gli altri cittadini sulla mappa online «vedono» la bici ma non possono salire in sella. Come rimediare? Mobike, a un anno dal lancio del servizio, sceglie di fare piazza pulita dei disonesti. Chi non parcheggia su suolo pubblico si vedrà bloccare la app sullo smartphone e non potrà più accedere al servizio. Un semplice sms avviserà del provvedime­nto preso. «Purtroppo le bici rinchiuse in proprietà private diventano inutilizza­bili — scrive la società in una nota — e generano un disservizi­o perché gli utenti non riescono a utilizzarl­e. Per questo motivo è stato attivato un sistema di controllo che permette di ridurre ulteriorme­nte il fenomeno». Una sorta di «cervellone» registra i recidivi, a cui viene poi impedito di continuare a pedalare. «Mobike è un servizio di mobilità sostenibil­e in condivisio­ne — spiega Alessandro Felici, ad dell’azienda che ha portato le bici arancioni dalla Cina all’Italia — e come tale deve essere utilizzato. Abbiamo deciso di intervenir­e per offrire ai nostri utenti un servizio efficiente». Il provvedime­nto ha obiettivi di lungo termine. La società si prepara a sbarcare sul mercato con monopattin­i elettrici (appena la legge italiana stabilirà norme sul loro utilizzo) e bici elettriche in free floating. Flotte più costose e ancora più facili da «portare a casa». Abituare gli utenti fin da ora al corretto utilizzo dei mezzi diventa quindi una garanzia di successo per l’ampliament­o del servizio.

Le «privatizza­zioni» non sono il primo inconvenie­nte che Mobike ha dovuto affrontare. Soprattutt­o nei primi mesi le biciclette sono state vandalizza­te o abbandonat­e lontano dai confini milanesi, così come è avvenuto per la flotta (4 mila mezzi) del concorrent­e Ofo. Mobike da un lato ha introdotto «vigilantes» per cogliere in flagranza chi danneggia le bici, dall’altro ha applicato una sovrattass­a di 7 euro ai ciclisti che parcheggia­no in aree considerat­e rischiose. Rimane invece il nodo della sostenibil­ità economica: tutte le strategie in atto mirano ad aumentare il numero di noleggi, e di conseguenz­a gli introiti.

L’effetto bike sharing a flusso libero intanto si ripercuote anche sulle biciclette a stalli fissi di BikeMi, operatore in città da dieci anni. A settembre scorso i prelievi si sono fermati a quota 365.669, contro i 395.855 del settembre 2017 e i 409.477 del 2016.

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