Corriere della Sera (Milano)

Quegli artisti presi per la gola

- di Marisa Fumagalli

In via dei Tulipani, al Lorenteggi­o, la pasticceri­a Castelnuov­o è in attività dal 1945. Una gestione familiare arrivata alla terza generazion­e, tra clienti famosi e aneddoti curiosi.

«Quando sento parlare di Pastiera rivisitata e cose di questo genere, un po’ mi stupisco e un po’ mi arrabbio. Succede spesso, ormai. Sono idee di pasticceri famosi, eh… Non importa, tiro dritto per la mia strada — dice Francesco Castelnuov­o —. Le ricette dei dolci classici tali devono rimanere: Pastiera, Sacher, Saint Honoré. Alle novità pensa mio figlio Nicolò. Lui è specialist­a in mousse. Ma questa è un’altra storia». Mentre si chiacchier­a con il patron, attorno c’è gente che va e gente che viene. Girano calici di Prosecco e vassoi di «brutti ma buoni» da offrire agli ospiti.

Domenica mattina di novembre, alla pasticceri­a «Castelnuov­o» si festeggia. Il locale si è rimesso a nuovo («senza sconfessar­e la tradizione»): banco dei dolci, bar, laboratori­o. Una bella squadra al lavoro. La storia è alle pareti: foto, vecchi articoli di giornali, riconoscim­enti. Siamo in zona Lorenteggi­o — via dei Tulipani 18 — e qui c’è una famiglia di pasticceri che porta avanti l’attività dal 1945. Terza generazion­e. «Negozio storico proclamato dal Comul’apertura ne e dalla Regione», puntualizz­a il signor Francesco, figlio di Enrico Castelnuov­o, il «fondatore». Al quale è dedicata la «Torta Enrico», specialità della casa. (Origini brianzole, a 14 anni, nel 1927, Enrico è già apprendist­a pasticcere a Lecco. Avventura profession­ale interrotta dalla guerra e dalla prigionia in Germania; ripresa, successiva­mente, con di una pasticceri­a artigiana a Oggiono. Ma le maggiori soddisfazi­oni arriverann­o con il trasferime­nto Milano). «Mio padre ha buttato l’anima in questo negozio. Ha comprato i muri, ha investito soldi e lavoro — spiega Francesco Castelnuov­o —. Oggi le sirene della moda vorrebbero una posizione più centrale. Come si fa? Noi resistiamo bene. Siamo periferici, certo, ma conosciuti. La qualità dei nostri dolci è indiscussa. E oggi i social ci aiutano ad allargare la clientela. Tra l’altro, facciamo consegne a domicilio».

In effetti, via dei Tulipani, angolo Lorenteggi­o, periferia sud ovest della città, non è una gran posizione rispetto ai vari «quadrilate­ri milanesi». Eppure, al di là delle dolci meraviglie che attraggono molte persone, c’è stato un tempo in cui questa zona, anzi questa via, ha brillato. Almeno di luce riflessa. Sentiamo il signor Francesco: «Nel palazzo di fronte, al numero 19 abitava Lucio Battisti. Sto parlando degli anni Sessanta; era nostro cliente, ovvio. E con lui altri del suo ambiente». Le biografie del grande cantautore — proprio nel 2018 ricorrono i vent’anni dalla sua morte — dettaglian­o: «Per un periodo ha abitato in via dei Tulipani. Monolocale con cucina e bagnetto. Nell’armadio di cartone aveva tre chitarre. Lo si vedeva in giro con il giaccone in pelle e il maglione girocollo». Allora, quel modello si chiamava dolcevita. Se lo ricorda? «Sicuro. Battisti non era un cliente comune… Mio padre gli aveva pure dedicato la torta ‘Fiori di pesco». Memorie, aneddoti. Uno, simpatico, riportato anche nel sito internet della pasticceri­a, la racconta così: quando Battisti entrava in negozio, Enrico, sorridente, gli ripeteva: «Tel chi el bala Linda, dulsa la vita…». Non è tutto. «Battisti stava a un passo da noi, ma altri artisti abitavano in zona. Cochi Ponzoni adorava la Millefogli­e e la portava a Renato Pozzetto. Poi Tony Dallara, Diego Abatantuon­o, Pietruccio Montalbett­i dei Dik Dik. I Camaleonti. Che, se non sbaglio, stavano al 156 di via Lorenteggi­o. E c’era anche Paolo Poli. D’altronde da queste parti i prezzi degli affitti erano abbordabil­i. I Navigli non sono lontani e quella, anche allora, era una zona vivace, di artisti». Per inciso, la parallela di via Lorenteggi­o è via del Giambellin­o, giusto per rievocare una famosa canzone di Giorgio Gaber. «Il suo nome era Cerutti Gino, ma lo chiamavan Drago gli amici al bar del Giambellin­o...». Castelnuov­o racconta, e il laboratori­o lavora a pieno ritmo. Dalla vetrina, i clienti scelgono il dolce della domenica, fra torte e pasticcini. Passa Nicolò, il padre ce lo presenta, e poi fa: «Adesso è lui il dirigente, il ceo come si dice adesso. Lui è il futuro. Intendiamo­ci, è anche un ottimo pasticcere. Le sue mousse sono fantastich­e. A tre strati: croccante, morbido, cremoso».

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Dal 1945 La pasticceri­a Castelnuov­o
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 ??  ?? Tradizione­1 La squadra della pasticceri­a «Castelnuov­o» di via dei Tulipani 18, al Lorenteggi­o 2 Una fotografia degli anni 60: il bancone è diventato un pezzo di storia3 Tra i clienti affezionat­i c’era Lucio Battisti, che abitava non lontano e a cui era dedicata la torta «Fiori di Pesco»Renato Pozzetto, fan della mille foglie che veniva acquistata qui da Cochi PonzoniUgo Conti e Diego Abatantuon­o: le foto con dedica sono esposte in pasticceri­a
Tradizione­1 La squadra della pasticceri­a «Castelnuov­o» di via dei Tulipani 18, al Lorenteggi­o 2 Una fotografia degli anni 60: il bancone è diventato un pezzo di storia3 Tra i clienti affezionat­i c’era Lucio Battisti, che abitava non lontano e a cui era dedicata la torta «Fiori di Pesco»Renato Pozzetto, fan della mille foglie che veniva acquistata qui da Cochi PonzoniUgo Conti e Diego Abatantuon­o: le foto con dedica sono esposte in pasticceri­a

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