Corriere della Sera (Milano)

L’ultima bottega di Montenapo

Gli 80 anni delle Vetrerie Empoli Un’oasi di cristallo che non cede all’avanzata delle griffe della moda

- di Elisabetta Rosaspina

A80 anni appena compiuti, le vetrerie Empoli, oasi-avamposto del Quadrilate­ro, rifiutano di cedere al cannibalis­mo dei grandi brand che monopolizz­ano le vetrine di via Monte Napoleone.

Sarà anche fragile, ma si dimostrerà la più resistente di tutti. A 80 anni appena compiuti, l’oasi di vetro e cristallo di via Monte Napoleone rifiuta di cedere il passo alla robusta avanzata dei grandi brand che hanno quasi monopolizz­ato la storica «vasca» di Milano, eliminando progressiv­amente botteghe artigianal­i e boutique famigliari.

Per il forestiero che la naviga da San Babila, quell’improvviso trionfo di calici trasparent­i, colorati e orlati di oro zecchino al numero 22, subito dopo i manichini avvolti di rosso Valentino, è una sorpresa nel rosario di gioielleri­e e celeberrim­i marchi d’alta moda sgranato a ogni passo, tra corso Matteotti e via Manzoni. Ma nello stesso tratto, per i milanesi, le Vetrerie Empoli (come la pasticceri­a Cova) sono un’istituzion­e: una via di mezzo tra un museo e un bazar di lusso, dove soltanto un occhio allenato distingue subito un raro Biedermeie­r, nella vetrina storica, dalle migliaia di bicchieri cesellati che riempiono tavoli e scaffali dopo essere usciti dalle mani degli artigiani-orafi del laboratori­o di via Tacito.

Se la memorabile coltelleri­a Lorenzi, all’angolo con via Pietro Verri, ha finito per cedere la sua vetrina dopo 85 anni di servizio; se quelle della drogheria Parini e del Salumaio si sono fatte più in là; e quelle del fruttivend­olo Moretti o dei casalinghi Raimondi sono scomparse anche dai ricordi delle nuove generazion­i, i vetri toscani mantengono la posizione da 22 anni, dopo essere subentrati a un antiquario che, a sua volta, aveva preso il posto d’«el Cavagnat», l’ultimo cestaio a scomparire dal cuore chic, ma discreto, di Milano.

In fondo al negozio, in una nicchia un po’ defilata della stanza «Vintage», sono allineati i prototipi della collezione cui discendenz­a e continuità sono assicurate dalle figlie Ilaria e Olivia —; quando si è profilata la possibilit­à di Monte Napoleone non ce la siamo lasciata sfuggire. Restarci è già molto più difficile. Ma qui passano molti stranieri, soprattutt­o russi e cinesi, i nostri clienti migliori».

Finiti i tempi dei nobili milanesi che non concepivan­o di usare due volte, per i loro riceviment­i, lo stesso servizio di piatti e bicchieri: «Strano? In fondo — sorride Parentini —, ancora adesso ci sono signore che non riciclano un abito da sera. Si è disposti a spendere per agghindare se stessi, ma non la tavola. Eppure un ottimo vino servito in un bicchiere dozzinale è come una bella donna vestita male». In questa stagione, nel sotterrane­o, i vetri si trasforman­o in decorazion­i natalizie, disegnate una ad una da Parentini e realizzate in Polonia. Palline tradiziona­li o a forma di uova Fabergé: «No — corregge l’autore —, sono ispirate all’uovo di Piero della Francesca, nella Pala di Brera». Monte Napoleone oblige.

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Artigiani L’interno delle Vetrerie Empoli
 ?? (foto LaPresse) ?? Titolare Franco Parentini, 75 anni, da oltre sessanta lavora nel negozio di famiglia: «Mio padre Ugo iniziò a lavorare giovanissi­mo in vetreria a Empoli. Aprì il suo negozio a Milano nel 1938, la sede era in via Verri. Oggi, i nostri clienti migliori sono russi e cinesi. Ma restare qui è complicato»
(foto LaPresse) Titolare Franco Parentini, 75 anni, da oltre sessanta lavora nel negozio di famiglia: «Mio padre Ugo iniziò a lavorare giovanissi­mo in vetreria a Empoli. Aprì il suo negozio a Milano nel 1938, la sede era in via Verri. Oggi, i nostri clienti migliori sono russi e cinesi. Ma restare qui è complicato»
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