Multinazionali, è autunno nero Esuberi anche alla Prysmian
Alla Camera del Lavoro già lo chiamano «l’autunno nero del Lodigiano». Dopo le crisi Abb e Nilfisk, ora tocca a un’altra multinazionale dichiarare 49 esuberi: la Prysmian di Merlino, già Pirelli Cavi e Sistemi e oggi leader nella produzione di cavi per telecomunicazioni con 180 sedi e 30 mila dipendenti in tutto il mondo. Anche se nel caso della Prysmian gli esuberi rappresentano circa un terzo del totale e non si parla di chiusura, da settembre a oggi il Lodigiano che da due anni mostrava dati di lieve ripresa (disoccupazione in calo al 7,2 per cento) si è trovato a fronteggiare una fuga di multinazionali. Prima l’elvetico-svedese Abb ha annunciato di voler concentrare a Dalmine il polo dei prodotti a bassa tensione chiudendo lo stabilimento di San Martino in Strada e trasferendo 76 dipendenti nella bergamasca; poi la danese Nilfisk ha annunciato l’uscita dal mercato delle spazzatrici stradali, con conseguente fine per il polo di Guardamiglio e lettera di licenziamento per 97 addetti tra operai e tecnici. L’ultima vittima è la Prysmian, 180 dipendenti già in cassa integrazione da gennaio nello stabilimento di Merlino, 20 chilometri a nord di Lodi, a 49 dei quali è arrivato il preavviso di esubero. La trattativa tra azienda e sindacati inizierà ufficialmente solo la prossima settimana, e anche se vi è qualche spiraglio (solidarietà) la situazione appare complicata. Complessivamente le tre crisi coinvolgono oltre 200 lavoratori, «che salgono ad almeno 300 se contiamo anche l’indotto che portano queste multinazionali nel territorio», precisa il segretario generale Cgil per il Lodigiano Franco Stasi. O addirittura 500, «se contiamo tutte le vertenze attualmente aperte». Numeri importanti per un territorio in cui la grande industria è fuggita da anni, nonostante la vicinanza con Milano e una situazione logistica ottimale. «È l’assenza di una regolamentazione che obbliga le multinazionali a pagare un costo sociale — è l’opinione di Stasi —, ma anche l’assenza a livello territoriale di una regia politica. A parte qualche sporadico intervento, non c’è una risposta da parte degli enti locali e i sindacati sono soli a difendere i lavoratori». Se la situazione Prysmian verrà affrontata dalla prossima settimana, le trattative Abb e Nilfisk sono partite, ma al momento risultano arenate. Abb ha previsto il trasferimento a Dalmine da gennaio, «ma sembra intenzionata a muoversi già nelle prossime settimane», spiega Stasi. Quanto alla Nilfisk, l’offerta per ora è ricollocare alcuni degli addetti negli altri siti in Italia e all’estero.