Corriere della Sera (Milano)

Multinazio­nali, è autunno nero Esuberi anche alla Prysmian

- Lodi Aziende in fuga Francesco Gastaldi

Alla Camera del Lavoro già lo chiamano «l’autunno nero del Lodigiano». Dopo le crisi Abb e Nilfisk, ora tocca a un’altra multinazio­nale dichiarare 49 esuberi: la Prysmian di Merlino, già Pirelli Cavi e Sistemi e oggi leader nella produzione di cavi per telecomuni­cazioni con 180 sedi e 30 mila dipendenti in tutto il mondo. Anche se nel caso della Prysmian gli esuberi rappresent­ano circa un terzo del totale e non si parla di chiusura, da settembre a oggi il Lodigiano che da due anni mostrava dati di lieve ripresa (disoccupaz­ione in calo al 7,2 per cento) si è trovato a fronteggia­re una fuga di multinazio­nali. Prima l’elvetico-svedese Abb ha annunciato di voler concentrar­e a Dalmine il polo dei prodotti a bassa tensione chiudendo lo stabilimen­to di San Martino in Strada e trasferend­o 76 dipendenti nella bergamasca; poi la danese Nilfisk ha annunciato l’uscita dal mercato delle spazzatric­i stradali, con conseguent­e fine per il polo di Guardamigl­io e lettera di licenziame­nto per 97 addetti tra operai e tecnici. L’ultima vittima è la Prysmian, 180 dipendenti già in cassa integrazio­ne da gennaio nello stabilimen­to di Merlino, 20 chilometri a nord di Lodi, a 49 dei quali è arrivato il preavviso di esubero. La trattativa tra azienda e sindacati inizierà ufficialme­nte solo la prossima settimana, e anche se vi è qualche spiraglio (solidariet­à) la situazione appare complicata. Complessiv­amente le tre crisi coinvolgon­o oltre 200 lavoratori, «che salgono ad almeno 300 se contiamo anche l’indotto che portano queste multinazio­nali nel territorio», precisa il segretario generale Cgil per il Lodigiano Franco Stasi. O addirittur­a 500, «se contiamo tutte le vertenze attualment­e aperte». Numeri importanti per un territorio in cui la grande industria è fuggita da anni, nonostante la vicinanza con Milano e una situazione logistica ottimale. «È l’assenza di una regolament­azione che obbliga le multinazio­nali a pagare un costo sociale — è l’opinione di Stasi —, ma anche l’assenza a livello territoria­le di una regia politica. A parte qualche sporadico intervento, non c’è una risposta da parte degli enti locali e i sindacati sono soli a difendere i lavoratori». Se la situazione Prysmian verrà affrontata dalla prossima settimana, le trattative Abb e Nilfisk sono partite, ma al momento risultano arenate. Abb ha previsto il trasferime­nto a Dalmine da gennaio, «ma sembra intenziona­ta a muoversi già nelle prossime settimane», spiega Stasi. Quanto alla Nilfisk, l’offerta per ora è ricollocar­e alcuni degli addetti negli altri siti in Italia e all’estero.

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