La protesta corre sulla chat segreta
Oltre mille scontenti su Telegram. «Ci vorrebbero come servi»
Esiste una piazza virtuale nella quale si alimenta da giorni il malumore dei vigili, in breve quel malumore è diventato rabbia condivisa, e l’impasto ormai è scivolato sulla linea della sfida aperta. Non ha un’intestazione, quella «piazza». Se ce l’avesse, sarebbe: «Orgoglio ghisa». Lo stato di agitazione che sta mettendo in fortissima crisi il Comune, ben oltre le iniziative sindacali, sta dilagando in un gruppo chiuso della piattaforma Telegram. Se come pensa qualcuno si toccherà il punto più critico degli ultimi 15 anni nelle relazioni sindacome cali tra Palazzo Marino e Polizia locale, è dentro quella chat che bisogna cercare conferme. Prima ancora del tenore dei messaggi, che raccontano il ventre avvelenato di una categoria che si sente sotto attacco («Ci vorrebbero servi sciocchi e silenziosi». «Ci hanno preso per pezzenti». «Sono convinti di poter comprare la nostra dignità»), si deve considerare il numero di iscritti: all’inizio erano poche decine, sono diventati oltre mille. Vuol dire più di un terzo dei vigili di Milano. Oltre mille agenti che, grosso modo, si stanno compattando non accadeva da anni intorno a toni oltranzisti da battaglia campale: «Loro (il Comune, ndr) vogliono pesare la forza di questa categoria, per poter poi decidere come asfaltarci».
L’introduzione del badge rischia di essere il punto di caduta perfetto per aprire la frattura. Da una parte, la giunta reclama il legittimo controllo delle presenze con sistema elettronico; dall’altra, il «cartellino» va a picchiare su un nervo scoperto da anni. «Volete trattarci come impiegati dell’anagrafe, ma gli impiegati dell’anagrafe non lavorano di notte, non hanno una pistola, non fanno indagini, non rischiano la vita per un semplice controllo come avvenne al collega Savarino (l’agente investito e ucciso nel gennaio 2012, ndr)». Lo scontro è (anche) ideologico, queste posizioni contengono forzature, ma un tema di fondo resta aperto: i vigili si sono trasformati in una polizia, che fa sicurezza seguendo le indicazioni della politica locale, ma il quadro delle regole e delle leggi è rimasto indietro rispetto a questo cambiamento.
Pesano poi in questa fase fattori «minori». L’ex comandante Antonio Barbato aveva proposto un sistema elettronico che era una «terza via» per il controllo dell’orario di lavoro e oggi, a più di un anno dal suo allontanamento, e pur se ormai è fuori dal corpo, Barbato è ancora un punto di riferimento per un folto gruppo di «scontenti». Il Comune (a guidare la trattativa sono l’assessore Anna Scavuzzo e il comandante Marco Ciacci) nelle scorse settimane ha provato a mediare proponendo incentivi da «Grandi eventi» per il lavoro dei vigili durante i giorni dello sciopero e il ritardo di un mese nell’introduzione del badge. Proposte che il sindacato Sulpm ha immediatamente riportato alla «base» degli agenti lanciando la battaglia: «L’onore non si compra».
Il risultato è che per le giornate del 6 e 7 dicembre si stima
La piattaforma
Da poche decine i partecipanti alla chat si sono moltiplicati a oltre un terzo dei dipendenti
che servano almeno 1.350 agenti, un numero che sta generando una sorta di terrore in piazza Beccaria: «Stanno grattando il fondo nella speranza di trovare uomini da mettere in strada, ma sono ancora lontani anni luce da una soglia minima», racconta un graduato della Polizia locale. La preoccupazione è arrivata al sindaco Beppe Sala. Domani si terrà il tentativo di conciliazione in prefettura, ma nessuno s’aspetta un minimo passo di apertura, dunque la possibilità della precettazione sia per la giornata di sciopero, sia per l’astensione dagli straordinari sembra al momento una soluzione quasi scontata. Anche perché, pur in caso di precettazione, gli incentivi ai vigili sarebbero comunque pagati. E questo li mette (ancor più) in una posizione di forza.