«Milano smart city Ma basta emergenze come il caso Seveso »
«Quando una città riesce a garantire le infrastrutture che servono alla qualità della vita dei cittadini e può contare sulla cooperazione istituzionale al di là dei colori politici, allora può progettare guardando molto avanti». Franco Cetti, direttore generale di Mm, disegna così le coordinate «ambrosiane» per uno sviluppo che passa dalle grandi opere ma non soltanto. Quale potrebbe essere il prossimo obiettivo di crescita per Milano?
«Per non parlare soltanto di rigenerazione urbana e di infrastrutture, diciamo che ci sono tutte le premesse per renderla una delle prime smart city europee. E in questo le aziende municipalizzate solo già molto impegnate». Da manager di un’azienda pubblica, condivide la mobilitazione degli imprenditori lombardi per rivendicare l’utilità delle grandi opere?
«Credo sia un atto dovuto. Abbiamo di fronte snodi importanti, non possiamo fermare le opere pubbliche. Una città, o un territorio, può investire sul proprio sviluppo una volta che si è attrezzata con le infrastrutture che risolvono la vita dei cittadini».
E nel caso di Milano come si traduce questo principio?
«Con una buona offerta di mobilità e di tanti altri servizi importanti, e questo è stato possibile anche grazie a un clima di cooperazione tra le diverse amministrazioni a prescindere dalle differenze politiche».
Però lei, dall’osservatorio di Mm, vede anche il lato fragile della città, quello dei quartieri popolari.
«È vero, esistono velocitò diverse in città e bisogna adoperarsi per ridurre queste differenze. Noi abbiamo iniziato a farlo a partire da una lista di priorità di emergenze. Ma vedo un tema di resilienza anche in situazioni come le piene del Seveso: sono situazioni da superare assolutamente».
E sul fronte della mobilità di cosa c’è ancora bisogno? «Stiamo lavorando su M4 e M5, contando di nuovo su un consenso politico trasversale tra Milano e Monza».
E quando sarà completato il collegamento della M1 con il capoluogo brianzolo?
«Una storia travagliata, due imprese fallite, ma siamo ripartiti: ci siamo dati il traguardo del 2020».