Olmi e don Rigoldi
PERIFERIE AFFAMATE DI SOGNI
«Il futuro è coltivare lo spazio dei sogni e riempirlo di volontà». Le parole di Olmi, appese nel Centro per Giovani di Baggio ora a lui intitolato, hanno molti interlocutori. Son di consolazione per i familiari (la moglie Loredana e figli Betta, Fabio e Andrea); d’incoraggiamento per don Rigoldi e gli straordinari operatori che lavorano nel quartiere da anni; di sollecito alle tasche di chi rifiuta l’equazione periferie/degrado di monito alla città tutta. Milano ha bisogno come il pane d’un cibo raro ma essenziale: i sogni dei poeti, che le restituiscano la voglia di immaginare, pensare in grande, osare. I poeti dispongono del linguaggio universale che affratella chi è nato qui e chi viene da fuori, chi ha lavoro e chi non lo trova, chi ha studiato e chi ha appreso la cultura dalla vita. I poeti son refrattari a finzioni, chiacchiericci, polemiche distruttive; preferiscono dar voce a chi non l’ha o aprire orizzonti a chi aggomitolato su di sé si crede centro del mondo. Non hanno ricette né sulla felicità, né sulle buone maniere. Scavano laddove i tg non arrivano e illuminano ciò che i politici raccontano a seconda del loro tornaconto. Sono a proprio agio in dormitori e case popolari; di fronte a tante brutture trasformano la depressione in sprone. I film di Olmi sono esemplari. Han coltivato lo spazio dei sogni: Il posto, L’albero degli zoccoli, Il villaggio di cartone. Alla sua lezione Milano deve attingere la voglia d’essere più giusta nel cambiamento. Che il messaggio venga da Baggio è un bellissimo sogno. A noi di lavorare perché diventi realtà.