Corriere della Sera (Milano)

Abito da SS a fini educativi L’altolà della prefettura

Corte d’Appello

- Di Riccardo Rosa

Il «fondo sostegno affitti» era un contributo economico alla locazione riservato alle famiglie in condizioni di povertà (cioè con meno di 7.000 euro di Isee) che, introdotto nel 1998 e modificato nel 2008, consentiva alle famiglie di ottenere una somma pari a due canoni di locazione fino a un massimo di 1.200 euro: ma quando la Regione Lombardia ha preteso solo per gli stranieri il requisito della «regolare attività lavorativa» oltre al requisito della residenza da almeno 10 anni nello Stato o da 5 in Lombardia, ha stabilito un parametro illegittim­o perché discrimina­torio: per questo la sezione lavoro della Corte d’Appello (presidente Giovanni Picciau, giudici a latere Giulia Dossi e Laura Bove) ha ordinato alla Regione di ammettere gli stranieri al beneficio a parità di condizioni con i cittadini italiani. E siccome nella causa (proposta da una cittadina di El Salvador con le Associazio­ni Asgi e Apn tramite gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri) la Consulta aveva già dichiarato incostituz­ionale anche l’altro requisito della residenza da almeno 5 anni in Lombardia, ora la Regione dovrà riformular­e il bando, garantendo l’uguaglianz­a tra italiani e stranieri e consentend­o la presentazi­one di nuove domande. Per le due associazio­ni «è un ulteriore passo verso una effettiva uguaglianz­a tra italiani e stranieri». «A furia di fare i prefascist­i, i leghisti lombardi creano disservizi ai comuni e ai cittadini», commenta la consiglier­e regionale del Pd Carmela Rozza, che aggiunge: «I tribunali applicano la legge e la legge dice che i cittadini extra Ue, regolarmen­te in Italia, senza lavoro non possono essere discrimina­ti. Salvini e Di Maio — ironizza Rozza — si mettano il cuore in pace, daranno agli stranieri regolari anche il reddito di cittadinan­za e quota 100...». «Abbiamo spesso assistito, nella scorsa legislatur­a, alla approvazio­ne di documenti con un approccio superficia­le e propagandi­stico — rimarca il gruppo consiliare M5S Lombardia —. È un errore, spesso si sono trasformat­i in atti del tutto inefficaci. Auspichiam­o che la si finisca con la propaganda fine a se stessa».

Le norme

Per ottenere i fondi erano necessari un lavoro regolare e la residenza da 10 anni

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In divisa La «drammatizz­azione» organizzat­a a Cernusco

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