Blitz della polizia all’Ortomercato
Ispezioni negli uffici Sogemi: tre società sospette, una già estromessa per false fatture
Blitz di polizia all’Ortomercato di via Lombroso. Nel mirino le cooperative di facchinaggio. Le ispezioni negli uffici della Sogemi hanno coinvolto tre società sospette, una era già stata estromessa.
Un’indagine su tre cooperative di facchinaggio. Una vicenda con al centro una rete di frodi fiscali, passaggi societari, capitali nascosti e soldi sporchi. Un’inchiesta che riporta ancora una volta l’Ortomercato sotto ai riflettori della magistratura dopo il blitz del 2007 che colpì il boss Salvatore Morabito e la sua testa di ponte nelle coop Antonio Paolo. Un fascicolo che undici anni fa era stato affidato alla sezione antimafia della squadra Mobile e che ieri ha visto impegnati ancora i poliziotti guidati da Lorenzo Bucossi. Gli investigatori si sono presentati in mattinata all’interno della sede Sogemi di via Lombroso per acquisire alcuni documenti relativi a tre aziende che operano nei 650 mila metri quadrati che da via Varsavia si estendono fino alla ferrovia. Un’area commerciale che genera un indotto di 2,5 miliardi di euro. E che da sempre rappresenta un terreno di caccia per i clan. Oltre ai Morabito qui operava anche Antonio Piromalli, erede delle cosche di Gioia Tauro (Reggio Calabria), arrestato un anno fa. Ma la grande galassia dell’Ortomercato in questi anni ha significato anche lavoro nero, mancato rispetto delle norme occupazionali, situazioni opache. Tanto che gli sforzi verso la legalità messi in campo da Sogemi non sempre sono bastati ad arginare il fenomeno. Anche perché l’ultima intimidazione (dei proiettili) ricevuta da uno dei dipendenti che hanno segnalato il malaffare risale solo allo scorso maggio.
Da quel poco che è trapelato dalle indagini, sembra che una delle cooperative interessate dagli accertamenti della Mobile sia una società già finita nel mirino della stessa Sogemi nei mesi scorsi. Si tratta della coop «Icotea» che alla fine dello scorso anno è stata destinataria di un provvedimento di «revoca dell’autorizzazione ad operare» all’interno dei mercati generali. Provvedimento ora sospeso in attesa del pronunciamento del Tar. L’azienda aveva avuto problemi di compensazioni di contributi Inps e crediti Iva. In particolare, secondo quanto emerso da una indagine della guardia di Finanza di Varese, avrebbe acquistato falsi crediti Iva per due milioni di euro da un imprenditore originari di Castelvetrano (Trapani) ma da anni residente nel Varesotto, Salvatore Abilone, poi finito agli arresti. Sotto la lente anche un passaggio sospetto di «lavoratori» da una coop all’altra.
Gli accertamenti Sotto la lente anche il passaggio sospetto di «lavoratori» da un’impresa all’altra