Crimine, scena lunga un secolo
Como, la polizia scientifica racconta in una mostra 100 anni di indagini, test in laboratorio e tecnologia Un viaggio fra i bossoli degli attentati e i «pizzini» Riemergono foto segnaletiche di Pertini e Mussolini
Dalla foto segnaletica di Mussolini ai pizzini di Provenzano. E poi bossoli, impronte, rilievi dattiloscopici, ricostruzioni 3D sono in mostra a Como: la storia d’Italia vista dalla polizia scientifica.
COMO Il vecchio schedario con le foto segnaletiche odora di polvere e carta stampata. Sembra preistoria rispetto alle immagini digitali che oggi, da un fotogramma, pescano il volto del sospetto da una banca dati con migliaia di nomi. Un secolo di «scene del crimine» ricostruite attraverso i rilievi della polizia scientifica. Impronte, tracce biologiche, rilievi dattiloscopici, ricostruzioni 3D. Materiale raccolto in una mostra allestita a Como per raccontare la storia d’Italia con gli occhi indagatori dei poliziotti con i guanti e la tuta bianca.
Dai cassetti con i volti delle persone schedate — suddivisi per il tipo di reato o per la provincia in cui sono state arrestate — emergono le foto segnaletiche di un giovane Sandro Pertini e di Alcide De Gasperi, puniti per la loro attività antifascista. Ma anche di un irriconoscibile Benito Mussolini, registrato in realtà con il nome errato Benedetto, con una folta chioma in una foto segnaletica della polizia svizzera, che lo aveva arrestato a Berna nel 1903 come agitatore politico.
Dall’inizio del secolo scorso si passa al dopoguerra, agli attentati e alle stragi, al rapimento di Aldo Moro. Le immagini si fanno via via più nitide e sono affiancate dagli strumenti utilizzati dalla polizia scientifica per fissare le scene del crimine. Le prime macchine fotografiche o gli apparecchi per rilevare le impronte, le pellicole che poi lasceranno spazio agli strumenti digitali. Tra i reperti degli investigatori compaiono i «pizzini» di Bernardo Provenzano o il manoscritto dell’imprenditore Luigi Devoto, sequestrato dai banditi. Fogli che, nelle mani degli agenti sono diventati strumenti indispensabili per dare una svolta alle indagini. Così come le indagini balistiche, gli accertamenti grafici e dattiloscopici, l’analisi delle tracce biologiche definite con parametri diventati nel tempo più precisi, fino a consentire l’identificazione biometrica delle persone attraverso le impronte e i volti. Il passaggio della polizia scientifica nell’era digitale è certificato dalle ultime ricostruzioni tridimensionali degli episodi più recenti della cronaca nera, dalla sparatoria con l’uccisione del terrorista di Berlino Anis Amri allo stupro del branco a Rimini. Le indagini si spostano nei laboratori di genetica, sugli apparecchi per la geolocalizzazione o sui software per futuristici sopralluoghi. Senza mai cancellare l’immagine reale e umana del poliziotto che prende in braccio un neonato appena sbarcato a Lampedusa o che scava tra le macerie delle case di Amatrice. Vistare la mostra «Frammenti di storia», inaugurata ieri allo Spazio culturale Antonio Ratti, a Como, in largo Spallino, permette di rivedere con l’occhio della polizia i principali fatti di cronaca dell’ultimo secolo e fare un viaggio alla scoperta del lavoro di un reparto nato nel 1903 e in continua trasformazione grazie alle tecnologie. L’ingresso all’esposizione, aperta fino al 9 dicembre dalle 10 alle 18, è gratuito.