Il fornaio-inventore e i pizzoccheri che girano il mondo
Dalla Valtellina a Tokyo: la storia dei Moro
CHIAVENNA (SONDRIO) Ne sono ghiottissimi i giapponesi, solo che invece di utilizzare burro, formaggio e verza, li cucinano con il ragù e li considerano una pasta dietetica. Poi ci sono i canadesi che li condiscono con il pesto. Infine gli americani: per loro l’abbinamento perfetto è con il pesce. Accostamenti da far rabbrividire i cultori di uno dei prodotti icona della Valtellina, che si fregia del marco comunitario Igp: i pizzoccheri.
Le classiche tagliatelle di grano saraceno negli ultimi anni hanno letteralmente fatto il giro del mondo. Ad esportali lo storico Pastificio Moro, che in questi giorni ha compiuto 150 anni di vita. Sei generazioni di imprenditori così fortemente radicati sul territorio da portare avanti la tradizione di famiglia nello stesso luogo dove tutto è nato un secolo e mezzo fa.
L’antico mulino nel centro di Chiavenna, lungo il fiume Mera, è diventato un museo di archeologia industriale, mentre l’attuale sede, a Prata Camportaccio, dista solo pochi chilometri dalla prima fabbrica. Otto milioni di chili di pasta prodotti ogni anno, il 40 per cento esportato all’estero, 50 dipendenti, 14 milioni di fatturato. Pizzoccheri, ma anche prodotti innovativi come la pasta «gluten free» nata proprio in questo stabilimento.
Tradizione e innovazione in un’unica storia nata nel 1868 quando il chiavennasco Carlo Moro, dopo due anni come panettiere negli Stati Uniti, torna tra le sue montagne, sposa una giovane del luogo, costruisce un mulino in località Bottonera per sfruttare l’acqua del vicino fiume Mera e inizia a macinare cereali e a produrre pasta alimentare secca, utilizzando le materie prime più facilmente reperibili sul territorio: la segale e il grano saraceno che è alla base del pizzocchero.
Al 1890 viene fatta risalire l’istallazione delle quattro macine, poi diventate sei con l’introduzione di un sistema di elevatori e la setacciatura dello sfarinato. L’antico mulino, ceduto dalla famiglia Moro alla Comunità Montana e gestito dal consorzio turistico Valchiavenna, è visitato ogni anno da migliaia di studenti e turisti, grazie all’impegno dei volontari, che hanno restituito questo gioiello alla città.
«Il mulino e il pastificio furono una presenza importante nella vita economica della comunità perché garantiva prospettive di impiego e sicurezza per le famiglie — racconta Fabio Moro, amministratore delegato del pastificio di Chiavenna, che gestisce insieme ai fratelli Marco e Andrea, e da poco ha visto l’ingresso in azienda del nipote Nicola—. A mio padre Luciano si deve l’invenzione della classica scatola arancione di pizzoccheri che esportiamo in tutta Europa, in particolare in Germania, e nel mondo, arrivando fino all’Australia. In Cina vanno pazzi invece per la pastina per i bambini dai sei ai 36 mesi, mentre a partire dalla metà degli anni Settanta è iniziata la produzione della pasta per celiaci e di prodotti a base di segale al 100% o con farine di legumi».
Da ultimo la collaborazione con l’ospedale San Raffaele di Milano per il miglioramene delle paste aproteiche per chi ha problemi metabolici. I pizzoccheri alla giapponese, con il ragù? «Li ho assaggiati, devo dire che non sono poi così male», sorride divertito Fabio Moro.