Corriere della Sera (Milano)

Il menu di Attila con Verdi a sorpresa

La cena di gala per la Prima affidata allo chef Canzian: ispirato dalla trama dell’opera

- Di Laura Vincenti

Il menu di Daniel Canzian, lo chef che firma la cena di gala per la Prima alla Scala, è diviso in atti, proprio come un’opera. «Mi sono fatto ispirare dalla trama dell’Attila». Ecco allora il «passaggio» in Aquileia, con Toc’ in braide friulano, che sarebbe una polenta con fonduta; il «passaggio» a Roma, con il panzerotto alla romana con cacio e pepe. L’omaggio a Verdi con il risotto allo zafferano: «Per me è un sogno che si realizza, sono molto emozionato».

Suggestion­i

«Ho studiato il libretto e nella cena alla Società del Giardino omaggerò l’opera»

«Per me è un sogno che si realizza: sono molto emozionato, al settimo cielo...». Esprime così tutta la sua gioia Daniel Canzian, lo chef che firma il menu della tradiziona­le cena di gala organizzat­a subito dopo la Prima alla Scala in scena domani.

Il menu di Canzian è diviso in atti, proprio come un’opera: «Certo — racconta lo chef —, sono stato qualche volta alla Scala, e mi piace molto la lirica, ma mi avvicino con molta umiltà a questa materia, Non sono un esperto. Per mettere a punto la mia proposta ho letto il libretto di Attila. Volevo capirne bene i dettagli, i luoghi dello svolgiment­o. Mi sono fatto ispirare dall’opera stessa. Ecco allora il “passaggio” in Aquileia, per esempio con “Toc’ in braide friulano”, che sarebbe poi una polenta con fonduta; il “passaggio” a Roma, con il “panzerotto alla romana con cacio e pepe”». E non poteva mancare l’omaggio a Verdi con il risotto allo zafferano che il maestro amava moltissimo, «tanto da averne minuziosam­ente tramandato la ricetta originale agli amici francesi: io, però — prosegue Canzian — ho fatto un po’ il birichino perché ho aggiunto delle pagliuzze di panettone. Insomma, se dovessi definire il menu, direi che segue una linea di contempora­neità e pulizia com’è anche nello stile verdiano».

Alla cena, organizzat­a da Caffè Scala alla Società del Giardino, sono attesi 500 ospiti illustri. «Certo — aggiunge — non è facile cucinare bene per così tante persone, è possibile farlo solo se si lavora con una squadra di profession­isti. Secondo me è il gruppo che determina il successo».

Canzian è stato uno degli allievi prediletti di Gualtiero Marchesi, il grande chef scomparso il 26 dicembre dell’anno scorso, e lo ricorda così: «Mi piacevano la sua dolce fermezza e la sua curiosità, l’apertura mentale: più passa il tempo e più mi convinco di quanto sia stato bello essere al suo fianco. Uno degli insegnamen­ti più grandi che mi abbia lasciato è l’importanza di ascoltare. Bisogna imparare ad ascoltare. E quando mi chiedono com’è la mia cucina, io cito il maestro che l’ha definita intelligen­te. Io direi anche pulita, lineare, rispettosa della qualità della materia prima».

Nato a Conegliano Veneto nel 1980, Daniel Canzian vive a Milano da dieci anni: «Secondo me — dice — Milano è una delle città più belle della nostra penisola: è il ponte perfetto tra le grandi metropoli internazio­nali e l’Italia. Qui si può far confluire tutta la tradizione italiana e presentarl­a al mondo. Stare a Milano è fantastico». E proprio qui, a Brera, in via San Marco all’angolo con via Castelfida­rdo, nel 2013 lo chef ha aperto il suo ristorante «Daniel». «Proprio davanti alla chiusa di Leonardo: direi che sono in ottima compagnia». In conclusion­e: «Questa era un zona che non conoscevo: ma piano piano ho fatto amicizia con il quartiere, con questa realtà storica e contempora­nea insieme, perché a due passi c’è Porta Nuova. È proprio stando qui che si vivono in tempo reale i cambiament­i di questa città in fermento, che mi ha dato tanto».

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