Corriere della Sera (Milano)

«No a slogan e consenso emotivo»

«Autorizzat­i a pensare»: convivenza fondata su ragione e Costituzio­ne, l’appello di Delpini

- di Giampiero Rossi

«Siamo autorizzat­i a pensare». L’arcivescov­o Mario Delpini dedica il suo secondo Discorso alla città a un’esortazion­e alla politica: basta agli slogan e all’esasperazi­one dei toni, si torni alla «ragionevol­ezza» e al «realismo appassiona­to e illuminato». Quindi propone l’agenda delle priorità: «Lavoro, solitudine e mancanza di prospettiv­e». L’immigrazio­ne? «Evitiamo il capro espiatorio».

No al «consenso costruito con un’eccessiva stimolazio­ne dell’emotività», no a «soluzioni facili e rapide» per «problemati­che complesse», sì al «buon senso» che porta «ad affrontare le questioni complesse e improrogab­ili con quella ragionevol­ezza che cerca di leggere la realtà con vigile senso critico e che esplora percorsi con un realismo appassiona­to e illuminato». Insomma: «Siamo autorizzat­i a pensare». Sono questi i passaggi che riassumono il senso del secondo Discorso alla città dell’arcivescov­o Mario Delpini, pronunciat­o ieri nella basilica di Sant’Ambrogio davanti alle istituzion­i civili e militari delle «Terre ambrosiane».

Un anno fa, fresco di nomina, Delpini aveva proposto i suoi «Spunti per un’arte del buon vicinato», la proposta di un’alleanza tra i protagonis­ti della vita metropolit­ana. Quest’anno — forse dopo aver preso atto che la politica e la società hanno raccolto quell’invito solo occasional­mente — l’arcivescov­o (che finora ha mantenuto un profilo defilato rispetto al dibattito pubblico) lancia una provocazio­ne non priva di ironia e intitola «Autorizzat­i a pensare» il suo discorso contro politica e cittadinan­za aggressive . Non solo: invita le istituzion­i a fare riferiment­o alla Costituzio­ne e suggerisce un’agenda delle priorità da affrontare con l’approccio «pensoso», e non «con eccessiva stimolazio­ne dell’emotività dove si ingigantis­cono paure, pregiudizi, ingenuità, reazioni passionali». Monsignor Delpini dice chiarament­e che «si dovrà evitare di ridurci a cercare un capro espiatorio» e specifica: «Il fenomeno delle migrazioni e la presenza di migranti, rifugiati, profughi invadono discorsi e fatti di cronaca, fino a dare l’impression­e che siano l’unico problema urgente». E invece, secondo l’arcivescov­o le urgenze sono altre: «La crisi demografic­a», «la povertà di prospettiv­e per i giovani che scoraggia», «le difficoltà occupazion­ali nell’età adulta e nell’età giovanile», «la solitudine degli anziani». E aggiunge: «Queste problemati­che sono complesse e non si può ingenuamen­te presumere di trovare soluzioni facili e rapide». Anche perché, «mi sembra che siano inscritti nell’animo della nostra gente una profonda diffidenza per ogni fanatismo, un naturale scetticism­o per ogni proposta di ricette che promettono rapida e facile soluzione per problemi complicati e difficili». In questo percorso Milano ha la possibilit­à di «disturbare le accademie», cioè di coinvolger­e le sue università e le istituzion­i culturali nel «leggere il presente e immaginare il futuro». Ma sul versante dei rapporti tra istituzion­i e cittadini un aiuto, secondo l’arcivescov­o, dovrebbe arrivare anche dalla semplifica­zione amministra­tiva di «procedure esasperant­i». Insomma, dal momento che «siamo addirittur­a autorizzat­i a pensare», dice Delpini, è tempo di abbandonar­e un dibattito pubblico fatto di «espression­i a effetto» e «slogan riduttivi».

Al termine del discorso un lungo applauso, non usuale in queste occasioni, attraversa la basilica. E i commenti dei politici sono tutti positivi: «Sono impression­ato dal discorso dell’arcivescov­o — dice il sindaco Beppe Sala — perché ha ribadito il fatto che Milano può essere la culla di un nuovo pensiero sociale. Il suo è un invito alle istituzion­i e mi pare che l’applauso finale sia la risposta della città». E la proposta di iniziare ogni Consiglio comunale con la lettura della Costituzio­ne? «Non è una brutta idea». Il presidente della regione Attilio Fontana apprezza il richiamo all’educazione civica nelle scuole e specifica: «Nessuno pensa che l’immigrazio­ne debba essere un capro espiatorio, si deve sempliceme­nte di trovare una soluzione ai problemi di tutti, delle persone che vogliono abbandonar­e la loro terra e anche di chi queste persone deve accoglierl­e».

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(foto Balti) Dall’altare Mario Delpini, 67 anni, arcivescov­o di Milano dal luglio 2017, ha tenuto ieri nella basilica di Sant’Ambrogio il tradiziona­le discorso alla città

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