Nomine Sanità Ecco i manager su cui punta il governatore
Il cardiochirurgo Lemma con la sua équipe
Grandi spostamenti per la Sanità con il cambio dei 37 manager alla guida degli ospedali e delle Ats. La prima pedina a muoversi porta ai vertici dell’assessorato alla Sanità, con la nomina di Marco Salmoiraghi come numero due del direttore generale Luigi Cajazzo. Da ieri il governatore leghista Attilio Fontana ha in mano la lista dei cento migliori candidati. Il risiko è appena iniziato, ma già si annunciano cambiamenti importanti per gli ospedali strategici. Certo il ritorno in Sanità con un ruolo di peso in un posto di programmazione sanitaria dell’ex direttore generale dell’assessorato Walter Bergamaschi.
La scelta Decisivo il piano di charity con cui trattiamo i pazienti indigenti delle aree rurali del Nord-Est del Paese
In Cina, pronto a rimettersi in gioco a 57 anni. La sfida: «Guidare un team internazionale che contribuirà allo sviluppo del sistema sanitario cinese destinato a diventare il più grande al mondo». Dopo 32 anni all’ospedale Sacco, il cardiochirurgo Massimo Lemma realizzerà il suo sogno a 8.256 chilometri da Milano, Changchun, provincia del Jilin, al confine con la Corea del Nord, dove l’escursione termica tra inverno ed estate è di 60 gradi (da metà gennaio a metà febbraio la temperatura scende sotto i 30 gradi e in agosto si superano i 30). L’obiettivo è portare il Jilin Heart Hospital (JHH) a diventare il centro di riferimento per le malattie cardiovascolari nel Nord-Est della Cina, un’area rurale con più di 100 milioni di persone, la maggioranza indigenti che vengono curati gratis. Nell’appartamento a 10 minuti di cammino dall’ospedale, la sveglia suona alle 5 per il quotidiano allenamento di triathlon, per le 7.30 bisogna essere in corsia. «Dopo un’occhiata all’agenda effettuiamo la valutazione collegiale dei pazienti in terapia intensiva, seguita da quella dei malati nel reparto di degenza — racconta Lemma al
Corriere —. Alle 8 partono gli interventi, che si concludono alle 16 con il secondo turno. Quattro le sale operatorie. Viene poi convocato il multi
disciplinary team, composto da cardiochirurghi, cardiologi, anestesisti, intensivisti e tecnici di perfusione, che esamina chi è da operare il giorno dopo. Infine la valutazione degli operati in giornata e trasferiti in terapia intensiva». Se tutto è ok, Lemma torna al triathlon. Quindi cena veloce e a letto prima delle 22 come raccomandato dall’allenatore Paolo Barbera.
È responsabile del dipartimento di Cardiochirurgia dal 1° marzo 2016: «Il 9 novembre 2015 visito il Jilin Heart Hospital per la prima volta, neanche quattro mesi dopo, il 26 febbraio 2016, mi trasferisco a Changchun — ricorda —. Decido di dare uno strappo alla mia vita, convinto che se volevo qualcosa che non avevo mai avuto, avrei dovuto fare qualcosa che non avevo mai fatto». Oggi con lui lavorano altri cinque cardiochirurghi, cardiologi e cardio-anestesisti italiani. Li chiamano expat, ossia espatriati, termine coniato per differenziare la migrazione colta da quella legata al lavoro umile: in Italia un medico ospedaliero ha uno stipendio di 2.600 euro al mese, che non raggiungono i 4.000 dopo più di 30 anni di carriera; in Cina a parità di ruoli viene riconosciuto il doppio. «Nei mesi in cui devo prendere una decisione per me è determinante il colloquio con il vice presidente dell’ospedale He Huang, persona d’acuta intelligenza e di nobili sentimenti, un master alla Virginia-Tech e innumerevoli anni di lavoro nell’IT della Silicon Valley; altro elemento decisivo è sapere che l’attività del JHH è basata su un programma di charity per indigenti. Siamo uno dei pochissimi ospedali in Cina che cura pazienti gratuitamente». Al Sacco entra come studente nel 1984, poi l’assunzione come assistente in Chirurgia toracica nel 1989 fino alla decisione di andarsene da responsabile dell’Unità semplice di Cardiochirurgia mini-invasiva: «Ora sto vivendo una seconda giovinezza professionale — ammette —. Lamentarsi non serve a nulla, quand’è arrivato il momento bisogna avere il coraggio di cambiare». Carlo Antona, alla guida della Cardiochirurgia del Sacco dove ha lavorato Lemma, riflette: «È un peccato che Massimo non abbia potuto avere i riconoscimenti meritati in Italia. La Cina, sempre più competitiva e attenta ai migliori, gli ha offerto un’opportunità di valore». Programmi per il futuro? «Il mio compito non è solo trattare chirurgicamente pazienti affetti da patologia cardiaca con tecniche d’avanguardia, ma anche insegnare a gestire il dipartimento di Cardiochirurgia, con estrema attenzione per il capitale umano. Oltre a medici cinesi e italiani, lavorano brasiliani, spagnoli, inglesi, scozzesi, bulgari, croati, cecoslovacchi, filippini e indiani. Un’enclave internazionale nel Dongbei, accomunata dalla lingua inglese e dalla voglia di sviluppare un progetto importante. Non so in quanto tempo, ma ci riusciremo». E poi? «Lascerò ad altri il compito di continuare. Io mi dedicherò a tempo pieno al triathlon con l’obiettivo di partecipare al leggendario Ironman che si disputa ogni anno a KailuaKona, Hawaii».
L’obiettivo Quando sono partito sapevo che se volevo qualcosa che non avevo mai avuto, avrei dovuto fare qualcosa che non avevo mai fatto