Una paraclimber tra i Ragni alpini
Lola Delnevo è la prima atleta che non ha l’uso delle gambe a entrare nella mitica formazione di scalatori
«È una cosa semplicissima. È bastato saldare un gancio d’arrampicata sul manubrio di una bici per costruire un’attrezzatura in grado di consentirmi di scalare la montagna con la sola forza delle braccia». La risata cristallina, l’entusiasmo coinvolgente, la voglia di non arrendersi mai.
Eleonora fa sembrare facile anche quello che facile non è. Persino tornare a sorridere quando si è bloccati su una sedia a rotelle, o scalare una delle pareti di roccia più famose del pianeta, la via Zodiac su El Capitan, in Yosemite, negli Stati Uniti, o infine entrare a far parte del mitico gruppo alpinistico dei Ragni della Grignetta (o Ragni di Lecco): seconda atleta donna , prima paraclimber, nella storia dei «maglioni rossi» di Lecco, fondati nel 1946. Bergamasca di Albino, 37 anni, Eleonora Delnevo, è stata ammessa come socio onorario con voto unanime nell’ultima assemblea. «Scelta per merito — sottolinea il presidente del sodalizio, Matteo Della Bordella —. È un esempio di coraggio e positività che va al di là dell’arrampicata. Pensiamo sia per tutti una grande fonte di ispirazione e vorremmo essere al suo fianco nei progetti che affronterà in futuro».
E di sfide Lola, come la chiamano tutti, ne ha già vinte più di una. A partire dal 2015 quando mentre scalava una cascata di ghiaccio in val Daone, in Trentino, è stata travolta da un blocco di roccia che si è staccato dalla parete, trascinandola a terra.
«Quando mi sono risvegliata in ospedale, ho capito subito che qualcosa non andava: non riuscivo a muovere le gambe — racconta Eleonora —. Diciamolo chiaramente, da quando ho saputo che la mia colonna vertebrale si era spezzata, è cambiato tutto. Al momento non ci pensi, ma poi ti rendi conto che devi ricominciare a vivere e io di fermarmi non ne avevo proprio voglia. Così è arrivata la riabilitazione, poi la pallacanestro e il kayak, senza dimenticare l’amore per la montagna, che mi accompagna da sempre». La campagna di crowdfunding «Lili back to the top» per sostenerla a tornare ad arrampicare e l’idea di conquistare El Capitan, 2300 metri di quota, pareti verticali da far rabbrividire gli alpinisti più esperti. Due anni fa il primo tentativo è andato a vuoto.
«Siamo stati costretti ad abbandonare al quinto tiro — spiega Lola —. Ma non avevo messo da parte le speranze, così ad ottobre di quest’anno, insieme a Mauro Gibellini, Diego Pezzoli e Antonio Pozzi, ci abbiamo riprovato. Dopo tre giorni e due notti in parete è arrivata la cima. Una soddisfazione pazzesca, anche se è stato quasi più difficile scendere perché una volta in vetta siamo stati travolti da un temporale violentissimo».
Fa capolino ancora una volta la risata cristallina, mentre racconta di come con la sola forza delle braccia ha vinto la parete verticale. «Prossima avventura? In kayak sicuramente, l’altra mia grande passione. Intanto però mi godo l’ingresso nei Ragni. Per me un sogno che si realizza», sussurra mentre indossa il maglione rosso del gruppo alpinistico.