Pugnala in casa la madre e tenta il suicidio Grave il 18enne, lei fuori pericolo
Ha impugnato un grosso coltello a serramanico e ha accoltellato la madre al petto, poi, disperato, si è chiuso nella sua camera e ha tentato di farla finita tagliandosi la gola. Le aveva chiesto dei soldi ma lei, disoccupata e con due figli da mantenere senza il sostegno del padre dei ragazzi dalla quale si era separata, non poteva darglieli. Era già successo altre volte, ma il litigio durava pochi minuti. Questa volta no, e un diciottenne di Broni, in provincia di Pavia, ha ferito brutalmente la madre di 43 anni, mercoledì notte, poi, credendo di averla uccisa, si è pugnalato al collo. Dalla ricostruzione dei carabinieri di Stradella sembra che il ragazzo, dopo aver discusso con la mamma, fosse andato in cucina a prendere il serramanico con il quale ha colpito la 43enne, poi, dopo averla vista stramazzare al suolo, si è chiuso nella sua stanza e ha rivolto l’arma a sé conficcandola più volte in diversi punti del collo. In pochi secondi è crollato in una pozza di sangue. Così l’hanno trovato i soccorritori del 118 che l’hanno portato in condizioni disperate al pronto soccorso dell’Ospedale San Matteo di Pavia. La sua vita è appesa a un filo. Nonostante abbia superato la prima notte, i medici del reparto di rianimazione non si sbilanciano. La madre, invece, malgrado la profonda ferita, è fuori pericolo ed è stata sentita dai carabinieri. A chiedere aiuto era stato il fratello maggiore dell’aggressore, 20 anni. Poche parole le sue; non si spiega come sia potuto accadere un simile dramma. Una vita difficile la loro, resa ancora più complicata dal temperamento del giovane, da tempo seguito al consultorio per problemi legati alla gestione della rabbia. E poi il lavoro che non c’è, e quei soldi che non bastavano ad arrivare alla metà del mese. Nonostante tutto, ai servizi sociali del Comune di Broni non era mai arrivata una richiesta di sostegno: «Siamo sconvolti e chiediamo rispetto per la famiglia, in questo duro momento — ha commentato il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi —. Mi risulta che vivano in affitto, ma non in un alloggio popolare. Non ci hanno mai chiesto nulla; li avremmo senz’altro aiutati». I carabinieri hanno ascoltato alcuni parenti e conoscenti della famiglia, ma nessuno ha ricordato episodi preoccupanti in passato.Il giovane è accusato di lesioni dolose.