Arte e filantropia Il ritorno alle origini degli Ambrogini
Al Dal Verme festa senza polemiche Premi a medici, scienziati e magistrati Chef, musicisti, onlus e partigiani «Milano unita per Silvia Romano»
Un ritorno alle origini per riscoprire il vero significato degli Ambrogini. Pochi nomi ad effetto, zero polemiche e la città del bene in prima fila: i giovani pazienti della pediatria oncologica dell’Istituto dei tumori, la testimone dell’Olocausto, la partigiana. Ma anche, orgoglio di casa, il premio per «Buone notizie», il supplemento del Corriere. Il sindaco Sala dedica gli Ambrogini alla volontaria Silvia Romano rapita in Kenya.
Un ritorno alle origini per riscoprire il vero significato degli Ambrogini. Pochi nomi ad effetto, zero polemiche e la città del bene in prima fila, siano essi medici, associazioni di volontariato, i pazienti della pediatria oncologica dell’Istituto dei tumori, la testimone dell’Olocausto, la partigiana. Ma anche, orgoglio di casa, l’attestato per la redazione di «Buone notizie», il supplemento del Corriere. A mettere il suggello sull’Ambrogino ritrovato, la presenza in prima fila della senatrice Liliana Segre, accolta da un lungo applauso e l’appello del sindaco Beppe Sala per la liberazione di Silvia Romano: «Silvia, tutta Milano è con te e ti vuole libera subito». Gli Ambrogini sono dedicati a lei. «Si dice che oggi Milano si sta allontanando dall’Italia: non è vero — aggiunge Sala —. È vero invece che Milano vuole allontanare dall’Italia la decrescita, la regressione sociale, l’isolazionismo. Siamo la fune d’acciaio che impedirà ogni deriva avventuristica». Indica anche una strada per il futuro: la salvaguardia dell’ambiente. «Milano entro il 2030 sarà simbolo ecologico internazionale. Fra i tanti temi urgenti per far ripartire il Paese per me la questione ambientale è la fondamentale. Siamo una città che ambisce ad essere guida italiana sulla sostenibilità e di un nuovo futuro per l’Italia. Più salute, verde, responsabilità e generosità». A riprova delle sue parole c’è il Dal Verme che accoglie i tanti «responsabili e generosi». A officiare lo stesso Sala e il presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolè. Ci sono tutti i capigruppo. Assenti i Cinque stelle. Tre standing ovation. Tutti in piedi a ringraziare gli adolescenti in cura all’Istituto dei Tumori. Sono i ragazzi del Progetto Giovani. Un attestato a loro e a chi ha combattuto la sua battaglia contro la malattia ma ora non c’è più. È il momento più commovente della cerimonia insieme al lunghissimo applauso che accompagna la medaglia d’oro a Arianna Szörényi deportata con l’intera famiglia prima ad AuschwitzBirkenau e da lì, undicenne nel campo di concentramento di Ravensbruck e poi BelsenBelsen in quella che è passata alla storia come la «marcia della morte». Szörény è una testimone che non ha mai smesso l’impegno della testimonianza. Solo il titolo del suo libro, «Una bambina ad Auschwitz», fa venire i brividi.
Una terza volta la platea si alza all’unisono. Lo fa per Francesca Laura Wronowski, nipote di Giacomo Matteotti, partigiana, medaglia della Liberazione. Ha partecipato alla Resistenza contribuendo alla liberazione di venti prigionieri ebrei dal Campo di Calvari. Il suo impegno di testimonianza nelle scuole non è mai cessato.
La Milano del bene e di chi fa è un esercito. Medaglia d’oro alla memoria per il genetista Luigi Luca Cavalli-Sforza e per Ulianova Radice, per 14 anni direttrice di Gariwo e vicepresidente del Giardino dei Giusti. Medici, scienziati e ricercatori fra i premiati. Il direttore scientifico dell’Humanitas e ricercatore di fama internazionale Alberto Mantovani. Sempre per l’Humanitas, Marco Alloisio, responsabile della chirurgia toracica. La biologa del San Raffaele, Simona Polo. Lo psicoterapeuta amato da Renzi, Massimo Recalcati. Lunghi applausi per Alberto Fontana, affetto da atrofia muscolare spinale e da sempre impegnato per la difesa dei diritti delle persone con disabilità. Sale sul palco accompagnato dal figlio Gianfelice, Andreina Bassetti Rocca, vedova di Roberto Rocca, cofondatore della Techint e grande sostenitrice di attività benefiche nel mondo delle arti della cultura e del sociale. Subito dopo è il turno di Massimo Bottura, chef di fama mondiale e ideatore del Refettorio Ambrosiano. Altro chef premiato è Claudio Sadler. Tanti applausi per Elio e le Storie Tese, per il magistrato Fabio Roia e Jacopo Tissi, primo ballerino italiano nella storia al Bolshoi. Mai come quest’anno l’Ambrogino è stato veramente d’oro.