Corriere della Sera (Milano)

Un laboratori­o per emergenti dell’architettu­ra

- Di Giangiacom­o Schiavi

Gentile Schiavi, l’intervento di Alberto Bortolotti (pubblicato nella pagine delle lettere «Noi cittadini» del 5 dicembre) giovanissi­mo Consiglier­e dell’Ordine degli Architetti, sollecita più spazio ai giovani entro i progetti in atto per Milano. Non si può che condivider­e quanto scrive. I nostri giovani laureati, quindi architetti, sono molto preparati, capaci di cogliere i nuovi bisogni, aggiornati e colti. I ranking internazio­nali confermano questa affermazio­ne: la reputazion­e dei laureati milanesi è alta, sono molto apprezzati quando lavorano negli studi di architettu­ra all’estero.

La Scuola di Architettu­ra del Politecnic­o sta ora collaboran­do intensamen­te proprio con l’Ordine degli Architetti per mettere a punto processi migliori di ingresso nel mondo della profession­e. La città di Milano potrebbe diventare, avviando una collaboraz­ione virtuosa tra amministra­zione comunale, Ordine, attori del mondo delle costruzion­i, scuola e dipartimen­ti di architettu­ra, un laboratori­o in grado di dare un futuro ai nostri giovani architetti e di sperimenta­re la loro progettual­ità, sul campo. I giovani lo meritano, Milano e il Paese ne hanno bisogno.

Ilaria Valente Preside della Scuola di Architettu­ra

Auic - Politecnic­o di Milano

Gentile Valente, è difficile non essere d’accordo con lei e con l’architetto Bortolotti. E la prima osservazio­ne è questa: concorsi. I concorsi permettono ai giovani architetti di farsi conoscere ed emergere per originalit­à e innovazion­e. Fu un concorso internazio­nale a lanciare Renzo Piano con il Beaubourg, sono stati i concorsi a premiare la scuola milanese di architettu­ra e design in Italia e nel mondo. In ogni profession­e, ma in quella dell’architetto in particolar­e, ci si fa la pelle misurandos­i con gli altri. Quando non ci sono trucchi i giovani hanno una chance in più per soluzioni innovative e guizzi di genialità. Detto ciò, Milano è diventata un campo di attrazione internazio­nale ed è naturale che sia anche il campo dove giocano tante archistar. È il privato che ha scelto per Garibaldi-Repubblica e per Citylife, per esempio: e i vari Libeskind, Hadid, Pelli, Isozaki, Boeri, De Lucchi, Zucchi, per dire alcuni dei protagonis­ti degli interventi più recenti, hanno lasciato il segno. Milano però è anche un laboratori­o, come hanno testimonia­to molti dei premiati ieri con l’Ambrogino. «Un luogo privilegia­to», ha detto Alberto Mantovani, direttore scientific­o di Humanitas. Dove gli spazi vanno aperti ai migliori, giovani o archistar.

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