Corriere della Sera (Milano)

Acido, condanna con piccoli sconti

Pene definitive. Esclusa l’associazio­ne a delinquere

- di E. Andreis e G. Santucci

Si chiude (con piccoli sconti nella pena) la storia giudiziari­a della «coppia dell’acido». Per Martina Levato la condanna passa da 20 anni, a 19 anni e 6 mesi; per Alexander Boettcher, da 23 a 21 anni.

Si chiude definitiva­mente, dopo quattro anni, la storia giudiziari­a della coppia feroce e deviata, e del loro «aiutante», che negli ultimi mesi del 2014 girava nelle vie di Milano a caccia di ragazzi innocenti; facevano appostamen­ti nelle discoteche e pedinament­i notturni; acquistava­no parrucche e rubavano targhe per organizzar­e gli attacchi: Alexander Boettcher (broker) nel ruolo di dominatore narciso, Martina Levato (allora bocconiana) sua esecutrice infatuata, Andrea Magnani (impiegato) la «spalla» compiacent­e. Un delirio criminale che ha lasciato due ragazzi (Pietro Barbini e Stefano Savi) col volto sfregiato dall’acido, un terzo (Giuliano Carparelli) che si salvò dall’agguato con un ombrello; un bambino concepito nei mesi della deriva balorda (e poi dato in adozione) quando il padre intendeva «purificare» la madre attraverso le aggression­i a tutti gli uomini che con lei avevano avuto un pur minimo contatto sessuale. Si chiude, quella storia, con una piccola riduzione di pena, perché la Cassazione ha fatto cadere l’associazio­ne a delinquere fra i tre: per Levato la condanna passa da 20 anni, a 19 anni e 6 mesi; per Magnani da 9 anni e 4 mesi, a 8 anni e 9 mesi; per Boettcher, da 23 anni a 21 anni.

È stato uno dei deliri psicotici più neri e violenti nella storia moderna del crimine in Italia. L’unico tema di discussion­e, nell’udienza di ieri, è stato proprio l’esistenza dell’associazio­ne a delinquere, la «cornice» concepita per primo dal pm Marcello Musso e che aveva sempre retto nei precedenti gradi di giudizio. Il pg della Cassazione Luigi Birritteri ha chiesto la conferma delle condanne, tranne per la parte dell’associazio­ne. L’argomentaz­ione è puramente giuridica: per riconoscer­e il reato, al di là del vincolo, del progetto e della predisposi­zione dei mezzi, è necessario che il «programma criminoso» sia «indetermin­ato», mentre i tre (secondo il pg) volevano colpire solo gli ex amanti della Levato. A questa lettura ha ribattuto Paolo Tosoni (legale della famiglia Barbini e di Carparelli, Savi è rappresent­ato dall’avvocato Andrea Orabona): le aggression­i, ha spiegato Tosoni, non erano terminate perché c’erano altri obiettivi, contenuti in una lista, tra cui anche la sorella di Pietro Barbini. I legali delle vittime, in serata, commentano: «Riteniamo comunque che il processo abbia fatto luce sulla verità, con sostanzial­e conferma delle accuse e con pene congrue rispetto alla gravità dei fatti».

L’udienza a Roma è durata circa due ore. La decisione è arrivata in serata. «Il rapporto malato di dominazion­e di Alexander Boettcher su Martina Levato non ha alcuna incidenza sull’intensità del dolo», aveva precisato il pg Birritteri, rispondend­o alle obiezioni del legale della Levato (Alessandra Guarini, mentre Guido Guella rappresent­ava Magnani; Ermanno Gorpia e Luigi Chiappero per Boettcher). Per Magnani e per Martina Levato, quelli stabiliti ieri dalla Cassazione saranno gli anni definitivi della condanna. La ragazza, in Appello, aveva chiesto il «cumulo giuridico» contenendo già tutto nei 20 anni. Per Boettcher invece, oltre a quella di ieri, c’è già una condanna a 16 anni per l’aggression­e a Barbini, nel processo per direttissi­ma che si celebrò nei mesi in cui l’Ufficio prevenzion­e generale della polizia (allora guidato da Maria Josè Falcicchia) stava ancora scoprendo e trovando le prove degli attacchi precedenti. La pena complessiv­a sarebbe così di 39 anni, ma verrà definita poi dal giudice dell’esecuzione.

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Il legame Alexander Boettcher e Martina Levato si conobbero a un corso di ballo. La coppia ha avuto un bambino, ora dato in adozione

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