I carabinieri deportati e l’omaggio della truppa
Il tenente Angelo Cicerale, persona colta e garbata, uno dei partigiani della banda di carabinieri che ebbe un ruolo centrale nell’insurrezione di Milano contro i nazifascisti, era specializzato in missioni sotto copertura. Qualcuno lo tradì e i tedeschi catturarono Cicerale per trasferirlo nel lager di Dachau, prigioniero numero 113240. Il tenente sopravvisse e tornò in Italia quando gli americani liberarono il campo di concentramento. Ma il fisico era ormai minato, e Cicerale visse una lenta agonia prima di morire. La Resistenza è rimasta schiacciata a lungo dall’ideologia e invece ne fecero parte in tanti: i carabinieri per appunto, e poi preti, studenti, negozianti, contadini; allo stesso tempo, per un concorso di responsabilità (anche dell’Arma), le deportazioni dei carabinieri sono state dimenticate per decenni. Il tenente Angelo Cicerale è soltanto uno di un lungo elenco (oltre cinquemila uomini) e la visita di lunedì di 108 carabinieri al Memoriale del Binario 21, voluta dal Comando provinciale insieme a Liliana Segre e l’associazione «Figli della Shoah», assume un significato densissimo. Per la prima volta un’istituzione entrerà non con i singoli rappresentanti ma in gruppo: con la truppa. In ogni ambito — famigliare e di lavoro — si deve vivere sempre partendo dal rispetto verso chi ci ha preceduto. A Cicerale proposero un accordo: parla e ti risparmieremo Dachau. Lui tacque, e tacque ancora quando lo torturarono.