Sala contestato al Corvetto «Perché sfido l’illegalità»
Uno sputo e insulti da una quindicina di antagonisti
Dura contestazione subita dal sindaco di Milano Giuseppe Sala a opera di una quindicina di antagonisti del Corvetto, ieri pomeriggio. Urla, spinte, insulti e alla fine il sindaco è stato raggiunto anche da uno sputo. «Quattro antagonisti che contestavano perché abbiamo fatto degli sgomberi di case in situazioni illegali. Se non li avessi contro, vorrebbe dire che non faccio bene il mio mestiere», spiegherà poi Sala.
La replica è ferma nei toni quanto «articolata» nel merito. «Riaprire i Navigli è una sciocchezza totale», aveva sentenziato Alberto Bonisoli, ministro pentastellato dei Beni culturali. «Lui è stato un po’ drastico ma non è un urbanista. Quindi, con il rispetto del fatto che è ministro, non mi preoccupo della sua opinione», il commento del giorno dopo di Beppe Sala. Il sindaco fa però poi sfoggio di prudenza sia sui tempi che sulle forme di finanziamento del progetto: «I nostri dubbi sono sul “quando” e il “quando” dipenderà anche dalle risorse finanziarie. Per questo conto sull’aiuto della Regione». «Il mio vero tema è quello di non portare via i soldi alle periferie con il sogno dei Navigli, bisogna trovare la formula giusta — prosegue il sindaco —. Però confermo che è nei miei obiettivi e che appena possibile verrà fatto, senza penalizzare altre esigenze della città». Insomma, avanti con cautela. L’obiettivo di massima della giunta era di dare avvio ai lavori nel 2020, per arrivare a una consegna dei cinque spezzoni di canali (due chilometri, in totale) riaperti nel 2022. «Ci saranno i cantieri entro la fine del mandato?», chiedono ora al sindaco. «Vediamo. Io, se avessi i soldi, inizierei anche domani mattina».
I fondi, appunto. Probabile che si arrivi allora a una partenza scaglionata, dando magari la precedenza ai due tratti meno problematici, in termi- ni di viabilità e traffico, e rimandando gli spezzoni più critici al successivo mandato. Mentre Sala invitava alla cautela, incassava però, un po’ a sorpresa, il convintissimo sostegno sul punto di Matteo Salvini. «L’abbiamo già fatto il referendum a Milano. I Navigli sono storia, sono cultura, sono bellezza, arte e lavoro, perché riporterebbero Milano a essere una città d’acqua, rispettando ovviamente il commercio, il lavoro e la mobilità», il commento del leader leghista che chiude la porta alla proposta di un nuovo referendum cittadino avanzata dal ministro grillino. «Su questo i milanesi hanno già deciso».
La posizione di Salvini delinea una possibile nuova crepa nel governo giallo-verde. Perché la posizione di Bonisoli è tutt’altro che isolata tra i Cinque Stelle. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni rivendica le parole del ministro dei Beni culturali e rilancia: «Concordo con Bonisoli. La riapertura dei Navigli non è la priorità. La priorità è fare investimenti nelle nostre periferie, dalle scuole alle strade ai marciapiedi. Si potenzino i parcheggi all’entrata della città per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici in modo da snellire il traffico in città e diminuire inquinamento. Le risorse sono poche e sono più urgenti piccoli investimenti per migliorare la qualità della vita dei cittadini nella loro quotidianità. Un esempio? Si sposti lontano dalle case la vasca di laminazione del Seveso che tanti disagi provocherà ai cittadini».
Identica la posizione dell’altro sottosegretario milanese del M5s Manlio Di Stefano: «Sono d’accordo col ministro Bonisoli che ha parlato di referendum e auspico che anche la giunta Sala, consapevole che il progetto votato nel 2011 dai cittadini non è lo stesso di quello che sta promuovendo
Alberto Bonisoli Il progetto di riapertura è una sciocchezza totale Auspico che il Comune faccia un referendum
Matteo Salvini Sono bellezza e cultura, si faranno assolutamente I milanesi hanno già votato e deciso nel 2011
ora con una comunicazione ingannevole, sottoponga al vaglio dei cittadini milanesi la nuova proposta e sia finalmente onesta con i cittadini da cui è stata votata».
Alleati che litigano e nuove e insospettabili convergenze che si creano lungo i canali da riaprire. Per esempio Stefano Parisi, ex avversario di Beppe Sala nella corsa a sindaco, che per una volta si ritrova sulla stessa sponda dei grillini: «Dieci anni di cantieri bloccherebbero Milano. Avremmo solo più traffico e inquinamento. Invece di inseguire l’ambientalismo elitario di Sala e il teatrino mediatico di una sinistra che non fa i conti con la realtà, la Lega conservi il suo dna e pensi a tutti i milanesi».