Se le munizioni diventano gioielli
«Sessismo». L’azienda: niente di offensivo
Il calendario della Fiocchi Munizioni di Lecco è al centro della polemica in città e sui social network. Alcune dipendenti sono in posa con munizioni-gioiello. «Sessismo, mercificazione del corpo femminile», l’accusa. L’azienda: «Niente di offensivo».
«Sono sorpreso dal clamore e dalle polemiche. È normale che in un calendario aziendale il prodotto sia protagonista, e promuoverlo anche attraverso l’immagine di donne avvenenti non mi pare una novità. Lo abbiamo già fatto in passato e non siamo stati certo gli unici». Il presidente Stefano Fiocchi non arretra di un passo, nonostante la bufera via social e le polemiche in città dopo la pubblicazione del calendario 2019 della Fiocchi Munizioni. Un calendario per cui la consigliera di parità della Provincia di Lecco, Adriana Ventura, ha parlato senza giri di parole di «mercificazione del corpo femminile» e «messaggio aberrante».
La storica impresa lecchese, leader a livello mondiale nel settore del munizionamento di piccolo calibro, 640 dipendenti, 130 milioni di fatturato lo scorso anno, ha deciso di mettere in copertina le operaie che lavorano in fabbrica. Donne bellissime che, in posa, giocano con le munizioni come fossero oggetti di uso quotidiano: bigodini, rossetti, scacchi, specchietti per il trucco, fino alla cartuccera che si trasforma in una preziosa collana e alla corona delicatamente posata sul capo della modella composta da pallottole. Dodici mesi scanditi dai volti delle dipendenti, che hanno prestato volontariamente la loro immagine, immortalate dal famoso fotografo triestino Maurizio Melozzi. Millecinquecento copie donate a clienti, amici e personale. Scatti che stanno facendo discutere, ancor più dopo che il presidente Fiocchi ha precisato di voler dedicare il calendario, giunto alla quindicesima edizione, alla memoria di Elsa Lanzilli, 45 anni, morta a novembre dopo essere stata travolta da un camion nel piazzale all’esterno dell’azienda mentre stava per iniziare il turno. Madre di due figli adolescenti, moglie di un operaio assunto nella stessa fabbrica, si è spenta dopo due giorni di agonia. «Alcune donne ritratte nelle foto lavoravano fianco a fianco con Elsa, nello stesso reparto, erano amiche — prosegue Stefano Fiocchi —. Mi è sembrato un gesto normale ricordarla anche in questo modo. La sua memoria è sempre con noi e stiamo aiutando concretamente la sua famiglia. Le polemiche non hanno ragione di esistere».
Così non la pensa il mondo dei social con decine di commenti che condannano il calendario. «Armi e donne usate come oggetti», «sessismo», le critiche comuni, anche se non manca chi in rete difende la scelta. Durissima invece la presa di posizione della consigliera di parità della Provincia di Lecco, che sta valutando la possibilità di inoltrare una segnalazione al garante della concorrenza e del mercato. «L’articolo dieci del codice di autodisciplina — spiega Adriana Ventura — prevede che il messaggio pubblicitario non debba ledere il comune buon gusto, ma soprattutto non debba contenere elementi che inducano alla violenza contro le donne. Trasformare strumenti di morte in oggetti per il trucco o in giochi, mercificando il corpo femminile, è un messaggio aberrante, soprattutto in un anno nel quale il premio Nobel per la pace è stato assegnato a Claudia Murad, vittima di stupro usato come arma di guerra». Critiche anche per la dedica alla memoria di Elsa: «Ricordare degnamente le vittime di infortunio appare più significativo se assume un valore e un investimento in risorse ed energie per migliorare la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro. In questo modo deve essere ricordata Elsa, non con un calendario di dubbio gusto».
Botta e risposta In Provincia si valuta la segnalazione al garante. La replica: polemiche sterili