Corriere della Sera (Milano)

Il clochard morto

L’ALTRO VOLTO DELLA CITTÀ

- Di Matteo Speroni

Un altro clochard è morto a Milano, la notte tra lunedì e ieri, nella stazione di Porta Genova. Alle sei del mattino di domenica la stessa fine è toccata a un senzatetto che ha cercato rifugio all’ospedale Fatebenefr­atelli. Le vittime del freddo in pochi giorni salgono a quattro. Ciò accade proprio quando il rapporto del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane assegna a Milano il primo posto. Un’apparente contraddiz­ione: c’è chi muore di freddo nel luogo dove si vive meglio. Milano è all’avanguardi­a non solo per vivibilità ma anche per risorse economiche, culturali e per accoglienz­a, un faro che può illuminare la strada a tutta Italia. Ma alle spalle di ogni lume sorge un’ombra. In questo caso, la zona oscura si chiama abbandono o autoesclus­ione, comunque solitudine. Anche in molte vie e piazze del centro, sotto i portici o in anfratti e nicchie, si riparano persone in fuga, o cacciate, dalla società, sconfitti che hanno perduto la forza di tornare in sella alla propria esistenza. Gli ultimi esistono in ogni metropoli e non è facile convincere chi non vede più un futuro a non lasciarsi andare, almeno a ripararsi al caldo nei luoghi che vengono offerti. La sfida, non solo per le istituzion­i ma per tutti i cittadini, è essere presenti, nelle strade, nel proprio quartiere. Forse è un sogno, ma se un’intera città, con un gesto, con qualche parola, facesse sempre sentire che può essere lei stessa una casa per chi non ce l’ha, tramontere­bbero meno vite nell’alba di Milano.

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