Corriere della Sera (Milano)

Il cacciatore di targhe alla memoria

De Carli, ex professore, ha mappato 1.156 insegne Quando una scompare avvisa subito il Comune Custode della memoria

- Di Elisabetta Andreis

Edoardo De Carli, ex professore in pensione, cammina guardando in alto: è il suo vezzo, la sua mania. Milano ha un custode delle targhe commemorat­ive appese ai muri degli edifici, e neanche se ne accorge.

«Il valore della storia e delle persone che l’hanno fatta non si deve perdere. Ho catalogato 1.156 insegne. Le scopro, le fotografo, cerco informazio­ni e le inserisco con tanto di epigrafe sul sito internet chieracost­ui.com», dice il docente. Le targhe di marmo stanno sopra le nostre teste eppure in pochi le leggono: «Non interessa la vita di chi ci ha preceduto? In città ce ne sono 1.193. Devo stanare le 37 che mancano all’appello...».

Tutto iniziò una mattina in classe, al liceo classico Beccaria. «Scoperchia­i d’un tratto l’ignoranza crassa dei ragazzi. Non conoscevan­o il territorio. Non sapevano neanche che quella in piazza Cordusio era la statua di Giuseppe Parini — inorridisc­e al ricordo —. Lanciai allora un concorso scolastico provocator­io, alla ricerca delle targhe “perdute”. Gli studenti ci presero gusto per una settimana, io continuo anche oggi a distanza di anni», ride sotto quei baffi che con il tempo sono ingrigiti solo un po’.

Il professore — gli alunni lo ricordano bene — era uno che non faceva le classiche interrogaz­ioni in classe, ma domande sparse a tutti, durante ogni lezione. Alla fine del trimestre non avevi idea del voto che avresti avuto in pagella. Anche l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno lo ha avuto in cattedra: ed è a Del Corno che il prof scrive adesso, a ruoli capovolti, quando qualche targa «scompare» e lui — gendarme attentissi­mo — registra il vuoto sul muro.

L’ultima lettera è della settimana scorsa: «Gentile assessore, nel 2016 fotografai in via Bramante 49 il ricordo di Umberto Ceva, “cospirator­e antifascis­ta, che muoveva verso il carcere e la morte sulle vie del sacrificio eroicament­e additando agli oppressori e ai dimentichi la libertà”. Ebbene, l’area che una volta era occupata dal Deposito Bulk è stata demolita. Ho fatto una ricognizio­ne, all’hotel e al ristorante sorti sul luogo nessuno sa che fine ha fatto la targa. A chi spetta riportarla al suo posto? Ne abbiamo perdute già troppe — prosegue con ironia —. Castellino da Castello l’ha fatto fuori la guerra; Foscolo lo ha sloggiato Armani da via Sant’Andrea; Francesco Predabissi, meritorio sostenitor­e ottocentes­co delle colf, è sparito quando hanno restaurato Santo Stefano. Vogliamo perderci pure Umberto Ceva, uno che preferì darsi la morte piuttosto che fare la spia sotto tortura ?».

Leggendo il sito internet si fanno scoperte: Filippo Turati e Anna Kuliscioff sono al numero 23 della Galleria Vittorio Emanuele, Ernest Hemingway in via Armorari dove c’era l’ospedale della Croce rossa americana, il rivoluzion­ario Ho Chi Minh in via Pasubio, in una casa che il presidente della Repubblica del Vietnam frequentav­a negli anni Trenta.

Nel tempo hanno iniziato a collaborar­e persone da tutta l’Italia. Ogni settimana il prof riceve una cinquantin­a di foto: l’archivio digitale è arrivato a un totale impression­ante, 27 mila. Del Corno sorride: «Le targhe sono importanti ma la memoria sempre più viaggerà su piattaform­e digitali — dice —. Scommetto che persino i musei, nel lungo termine, avranno bar-code di fianco ai quadri, per “raggiunger­e” didascalie virtuali tramite app». Lo stesso Del Corno, però, non tarda ad entusiasma­rsi al pensiero di una targa: «Sono molto affezionat­o a quella del compositor­e Bruno Bettinelli, orgoglioso di aver contribuit­o a metterla. Generazion­i di musicisti facevano lezione da lui, in via Compagnoni al civico 7...».

Al Beccaria Ho iniziato con gli studenti, non mi sono più fermato

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 ?? (nella foto) ?? ● Ogni tanto scopre che una targa sparisce: l’ultima è quella di Umberto Ceva che era in via Bramante
(nella foto) ● Ogni tanto scopre che una targa sparisce: l’ultima è quella di Umberto Ceva che era in via Bramante

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