Rifiuti abusivi Ex Snia bomba ecologica
A Varedo un nuovo comitato per affrontare il degrado dell’area
VAREDO (MB) Cinquemila tonnellate di rifiuti tra i rottami nei capannoni abbandonati; un centinaio tra clochard, tossicodipendenti, clandestini e prostitute accampati negli uffici disabitati e con i vetri rotti. Due di loro sono morti: uno di freddo, l’altro di stenti.
«L’ex Snia è diventata una bomba sociale ed ecologica». Ad affermarlo ieri mattina è stato un comitato civico nato spontaneamente a Varedo, in provincia di Monza Brianza. A fondarlo sono stati l’ex dirigente d’azienda in pensione Mario Brambilla e l’agente di commercio Massimiliano Medaglia. I due cittadini di Varedo hanno deciso di prendere l’iniziativa per «far sentire la nostra voce» sul destino dell’immenso cimitero industriale. Cinquecentomila metri quadri di macerie su un decimo dell’intero territorio di Varedo. Una «città nella città». Chiusa dal 1987, da 30 anni l’ex capitale della chimica, che diede lavoro a più di 6 mila operai, paralizza il futuro di Varedo. «Ma ora — alzano la voce i rappresentanti del comitato civico — l’ex Snia è diventata un’emergenza per la sicurezza e un pericolo igienico per tutti i 13.441 abitanti di Varedo».
Era la fine dell’estate quando da uno degli ingressi qualcuno iniziò a notare un viavai di camion: «Entravano e uscivano a tutte le ore del giorno e della notte — racconta Giorgy Radev un residente di via Garibaldi —. All’inizio pensavamo a un cantiere edile». Invece, alla fine di agosto, la clamorosa scoperta. Carabinieri e polizia locale, dopo un controllo, trovano una quantità enorme di rifiuti: 5 mila tonnellate di pattume maleodorante. Il sindaco, Filippo Vergani, non perde tempo e sporge denuncia, scrivendo al ministero dell’Ambiente, a Regione Lombardia e Provincia della Brianza.
Il caso esplode anche in consiglio comunale: Stefano Zini (Pd) e Stefano Guagnetti (M5S) chiedono che sia fatta chiarezza. Sul posto arriva anche il prefetto di Monza, Giovanna Vilasi. Sul caso indaga la Procura della Repubblica di Como: sembra che a scaricare i rifiuti sia stata un’azienda senza scrupoli attiva nella provincia lariana, che ha preferito abbandonarli in Brianza piuttosto che riciclarli in modo ecologico.
Il vicesindaco, Fabrizio Figini, vorrebbe rimuoverli, ma il conto per lo smaltimento ammonta a 700 mila euro: una cifra proibitiva per il Comune e che la Giunta non vuole prelevare dalle tasche dei cittadini. Del caso si occupa anche il Codacons. Intanto, il tempo passa e i rifiuti sono sempre al loro posto. Immobili come prima.
Gli esponenti del comitato civico sono preoccupati: «Se scoppiasse un incendio — teme Brambilla — i rifiuti potrebbero sprigionare nell’aria sostanze tossiche». Un’eventualità tutt’altro che remota: quasi ogni settimana nell’ex Snia scoppia un incendio, provocato dai clochard che bruciano vecchie porte e infissi per scaldarsi.
Un altro problema serio che affligge l’ex Snia è la microcriminalità. Di notte, alcuni vagabondi escono dalla «città fantasma» e mettono a segno furti, aggressioni, rapine, allo scopo di procurarsi qualcosa da mangiare o la dose quotidiana di droga.
Uno studente in stazione è stato aggredito e rapinato. Decine le razzie nelle scuole e le incursioni nelle abitazioni. Non si contano i sopralluoghi dei carabinieri. Con la polizia locale che assicura pattuglie in stazione nelle ore serali. L’ex impero della chimica da anni appartiene a cinque società diverse. E il suo rilancio è un rebus.
Ora i consiglieri regionali Gigi Ponti e Fabio Pizzul (Pd), che erano presenti ieri mattina davanti ai cancelli dell’ex Snia insieme ad Andrea Monti (Lega) presenteranno in Regione un piano per «trasformare l’area in un hub industriale strategico per la Brianza». Ma sul futuro dell’area pesano anche i costi della bonifica: 10 milioni per purificare il terreno da tonnellate di sostanze chimiche.
Progetto
Due consiglieri regionali presenteranno un piano per trasformare il luogo in un hub industriale