Così rinascono gli skilift pavesi
Dopo anni di abbandono ripartono gli skilift. E arrivano i turisti
Dopo anni di abbandono (e un restyling da 523 mila euro) ripartono gli skilift in provincia di Pavia. Allestiti punti ristoro e corner per affittare scarponi, sci snowboard. In arrivo anche i turisti.
PAVIA Meta dei pavesi che nel fine settimana si trasferivano in massa sulle alture dell’Oltrepo Pavese, sull’Appennino che incontra da una parte il versante ligure e dall’altra quello emiliano, gli impianti sciistici della provincia di Pavia hanno vissuto anni di gloria e poi di abbandono. Lo sanno bene i giovani di Pian del Poggio, paesino a 1.330 metri con 15 abitanti, che con tenacia hanno rimesso in funzione la seggiovia con i seggiolini fermi dal 2010.
«Confidiamo nelle copiose nevicate come quelle dello scorso anno: ci siamo trovati 150 persone con gli sci in mano, pronti a salire sul Monte Chiappo ad affrontare le nostre discese — spiega Alessandro Custolari, che con la moglie Alice Fossati gestisce l’impianto in cui lavorano tutti i ragazzi del posto —. Abbiamo aperto anche un corner per affittare scarponi, sci, snowboard e un punto ristoro». Servivano 523 mila euro per il restyling. Ci sono voluti quattro anni per recuperarli, grazie ai contributi di Regione, Provincia e Comunità montana, ma ci sono riusciti, e durante la passata stagione, complici i 50centimetri di coltre soffice, il parcheggio davanti agli impianti era gremito. La fotografia desolante di dieci anni fa è solo un ricordo: «Stiamo aspettando la prima nevicata sostanziosa e siamo pronti a battere le piste: ne abbiamo due, Fubinè e Ograie, lunghe tre chilometri e mezzo e meravigliosi boschi per passeggiate con le ciaspole». Unica nota avversa: le strade disastrose per raggiungere la località che con tanto impegno sta rinascendo. «Le provinciali 48 e 90 sono dissestate. Abbiamo sollecitato il Prefetto e ci auguriamo che nel 2019 siano in programma i lavori di adeguamento». Anche al Passo Penice, 1.149 metri sul confine fra la valle Staffora ed il Piacentino, si respira aria di rinnovamento. Località turistica simbolo dei pavesi, il Penice ha vissuto la sua fortuna fino alla metà degli anni 90. Poi, complice la crisi e la chiusura di alcuni locali, si è iniziato ad arrancare.
Gli sciatori che venivano su queste vette erano sempre meno, mantenere gli impianti diventava complicato. Soprattutto adeguarsi alle offerte delle concorrenti località lombarde. Altra scommessa: far ritornare la gente sin quassù. «Le stagioni invernali si sono accorciate, così abbiamo deciso di puntare sulle nuove tecnologie per l’innevamento artificiale che ci consentissero di avere piste aperte dall’8 dicembre sino a Pasqua — spiega Andrea Sala, gestore dell’impianto —. Ci sono voluti anni e 400 mila euro d’investimento, ma sta andando sempre meglio». Lo skilift, che la scorsa stagione era fermo, ripartirà, e lo snow park è aperto: «Abbiamo una pista turistica da 450 metri, una più impegnativa da 350, campo scuola con “tappetovia”, pista da bob, e uno snowpark per snowboard». E gli studenti dei comuni montani, al Penice canno educazione motoria: «Ogni settimana quasi 700 giovani delle scuole elementari e medie delle valli intorno raggiungono gli impianti».
A 3 km dal centro abitato di Brallo di Pregola, sui 1.350 metri della Cima Colletta, invece, lo skilift è stato dimenticato. I fondi per i lavori di manutenzione e la rimessa in funzione non ci sono, gli impianti restano chiusi. «Lassù era rimasto solo il rifugio — dicono in paese —. Ora non c’è più neanche quello». Perché a resistere, fino a qualche mese fa, erano rimasti Rita e Roberto che dopo 35 anni hanno detto addio al rifugio del Cai che gestivano con passione e non poche difficoltà. Così Cima Colletta è diventata una cattedrale nel deserto quasi nuova dove, nonostante le abbondanti nevicate, nessuno si è più potuto divertire.