Verifiche e contratti a tappe Le carriere dei manager appese a una lista di obiettivi
Il taglio ai tempi d’attesa in ospedale tra i criteri di valutazione
Regione Lombardia blinda i contratti dei direttori generali con verifiche periodiche degli obiettivi raggiunti. E per i manager che non rispettano i patti c’è la possibilità di essere messi alla porta: i cittadini non devono aspettare troppo a lungo per fare una visita medica, il malato cronico non può far fatica a prenotare un esame di routine. Cambiano le regole per i direttori generali della Sanità, rimaste identiche negli ultimi vent’anni. Il Pirellone, guidato dal leghista Attilio Fontana, lunedì ha scelto chi dovrà fare funzionare per i prossimi cinque anni ospedali e Ats (ex Asl). E le nomine, da sempre terreno di spartizione tra i partiti politici, evidenziano anche i nuovi rapporti di forze all’interno del centrodestra. Sono riconducibili alla Lega 24 uomini, altri 14 fanno riferimento a Forza Italia e due a Fratelli d’Italia. Da qui le accuse delle opposizioni: «Ha scelto ancora la politica, facendo prevalere logiche che hanno a che fare più con la vicinanza che con il merito» dice Fabio Pizzul (Pd). Mentre per Dario Violi (M5S) non c’è stato «nessun taglio netto col passato».
Sulla scelta dei nomi il governatore Fontana replica: «Abbiamo rispettato esclusivamente il criterio della meritocrazia e della capacità». A supporto delle sue parole, il presidente della Regione illustra le nuove regole introdotte, «che prevedono ulteriori controlli dell’operato dei direttori generali». Rimanere seduti sulla sedia conquistata non sarà scontato per i manager. Ci sarà una verifica dopo due anni dall’assegnazione degli incarichi, come previsto dalla legge (dlgs 171/2016). In più, il Pirellone ha aggiunto un ulteriore controllo alla fine del terzo anno di mandato, da cui dipende la continuazione del successivo biennio. I manager finiranno «sotto esame» anche annualmente e in caso di obiettivi prioritari non raggiunti, vedranno scadere il contratto in anticipo rispetto ai cinque anni canonici.
Quali sono gli obiettivi considerati imprescindibili? L’elenco è chiaro: tagliare le liste d’attesa per i pazienti che si devono sottoporre a visite, esami e ricoveri, applicare la nuova legge per l’integrazione tra ospedale e territorio e la presa in carico dei malati cronici. In più, ai dirigenti si richiede l’impegno nella riorganizzazione dell’offerta e nel rendere omogenei i sistemi informativi degli ospedali, che presentano ancora grandi differenze. Mancare queste tappe fondamentali comporterà subito la risoluzione del contratto dei manager. Stesso effetto in caso di esito negativo della verifica del terzo anno, intesa come giro di boa. Le retribuzioni dei direttori generali saranno poi strettamente collegate alle loro performance.
Queste le regole a cui dovranno attenersi i 40 dg, 30 dei quali cambiati rispetto al precedente turno di nomine. Tra loro ci sono sei new entry, un ritorno eccellente e 23 «scambi di posto». Per la guida dei cda delle quattro fondazioni degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico sono stati scelti Andrea Gambini (Istituto neurologico Carlo Besta), Marco Votta (Istituto nazionale dei tumori), Alessandro Venturi (San Matteo di Pavia). Confermato Marco Giachetti al Policlinico di Milano. Per quanto riguarda la dirigenza gli ospedali del capoluogo lombardo, al PoliclinicoMangiagalli debutta Ezio
Belleri (FI), a Niguarda arriva Marco Bosio che lascia l’Ats nelle mani di Walter Bergamaschi, già direttore generale dell’assessorato.
Ai Santi Paolo e Carlo è promosso Matteo Stocco (FI). Confermati alla filiera Sacco-FatebenefratelliBuzzi-Macedonio Melloni Alessandro Visconti (Lega), al Gaetano Pini/Cto Francesco Laurelli e all’Istituto dei tumori Stefano Manfredi (Lega). Al Besta è la volta di Paola Lattuada (Lega).
Il duello
Fontana: rispettato un criterio meritocratico I 5 Stelle: niente svolta rispetto al passato