«Il gioco è un diritto Servono logiche meno conflittuali»
Anna Maria Caruso: Milano amica dei bimbi ma deve migliorare. Si punti sulla mediazione
«Un asilo non è assimilabile a una scuola di canto e di ballo. L’asilo è un luogo dove si fanno tante attività, dove si imparano tante regole, si entra in relazione e magari si canta anche. Ma non è un luogo esclusivamente legato al canto». Anna Maria Caruso è la garante del Comune dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza. È anche un magistrato che per tutta la vita si è occupata di minori. Non vuole entrare nel merito della sentenza con cui la Corte d’Appello ha messo sotto sfratto l’asilo di via Anfossi a seguito della causa intestata dal condominio, ma fa fatica a comprendere il cuore del giudizio, quello per cui un asilo viene assimilato a una scuola di canto e di ballo, attività espressamente proibita dal regolamento condominiale che vieta di destinare gli alloggi «a scuole di musica, canto e ballo e pensioni». Ma non a un asilo.
Dottoressa Caruso, come si spiega questa sentenza?
«Della sentenza non voglio parlare anche perché è ancora sub judice in quanto è stata impugnata davanti alla Cassazione. E non voglio neanche entrare nei motivi che hanno portato a questa assimilazione. Quello che posso ripetere è che per me un asilo non è assimilabile a una scuola di canto. Anche se riconosco che è difficile esprimere un giudizio compiuto. È una vicenda tra privati. Come garante posso aggiungere che sarebbe un peccato perdere una risorsa utile ai cittadini».
È una vicenda tra privati, ma è anche vero che gli asili nido privati sono nati per far fronte alla carenza di posti negli asili pubblici, tanto che la stragrande maggioranza sono convenzionati con il Comune. Non teme che una sentenza del genere porti allo sfratto di tanti altri asili dai condomini?
«Il discorso è più ampio e non riguarda solo gli asili. Nel 2016, il Comune modificò sia il regolamento della polizia locale sia quello edilizio per permettere il gioco dei bimbi nei cortili. Invece questo non succede. Ci sono delle resistenze fortissime da parte dei condomini. Noi ce ne siamo occupati. Abbiamo fatto delle ricognizioni, abbiamo sentito gli amministratori di condominio. Ci hanno risposto che prima bisognava valutare la sicurezza e l’idoneità degli spazi. Abbiamo chiesto ai presidenti dei municipi di fare una mappatura dei cortili. Ci hanno risposto che non era possibile visto le resistenze. Non abbiamo cavato un ragno dal buco».
Conclusione?
«Che la proprietà privata è un bene molto più prezioso del bene dei bambini e che se il traffico non dà fastidio, i bambini sì e in più rovinano i giardini. È stata fatta una modifica al codice civile per vietare ai condomini di vietare la presenza degli animali nei singoli appartamenti. Gli animali sì, i bambini no». Milano non è una città per bambini?
«Per i bambini si fanno tante cose. Ci sono tanti luoghi straordinari di aggregazione dei bisogni. Non mi sentirei di dire che Milano non è amica dei bambini, ma in alcuni casi deve migliorare». Come?
«Il diritto al gioco è previsto dalla Convenzione dell’Onu, non è una stupidaggine, insegna il rispetto delle regole, insegna a considerare l’altro un avversario e non un nemico. Se poi il gioco avviene in un’area protetta come un cortile è ancora meglio. È vero i bambini hanno delle voci acute, ma anche l’anziano che alza il volume della tv può infastidire. Forse coinvolgere le persone in logiche diverse da quelle della contrapposizione può essere una strada. Credo che la conciliazione e la mediazione offrano grandi opportunità».
La scelta Sembra che la proprietà privata sia più preziosa del bene dei piccoli
L’obiettivo Lo stare assieme insegna il rispetto delle regole e degli avversari