Corriere della Sera (Milano)

Leonardo e de Chirico Ecco la stagione delle mostre diffuse

È l’anno di Leonardo, naturalmen­te ma anche di Antonello e Ingres Milano punta sulle mostre diffuse per confermare il suo primato

- di Francesca Bonazzoli

Sarà Leonardo da Vinci la star degli appuntamen­ti d’arte del prossimo anno; nel 2020, invece, sotto i riflettori saliranno le donne con protagonis­te Maria Lai e Tania Bruguera. Dall’assessore alla Cultura Filippo Del Corno è già partito l’invito a tutte le istituzion­i cittadine a contribuir­e a un «palinsesto rosa»: dal teatro, al cinema, alla letteratur­a, alla musica. Quello dell’inclusione dei diversi soggetti culturali e del «decentrame­nto» è un tema che sta molto a cuore anche al sindaco che, ieri, con la sua presenza alla presentazi­one delle mostre 2019, ha voluto sottolinea­re quanto la cultura sia «un elemento sempre più importante per una città internazio­nale». «Il 2019 sarà un anno importante sul fronte culturale di Milano con il cinquecent­enario della morte di Leonardo e la 22esima Triennale», ha detto Beppe Sala. «Ora che abbiamo conquistat­o il primo posto nella classifica delle città più vivibili d’Italia è il momento di rilanciare» e ha chiesto a Del Corno l’impegno a «fare sempre di più non solo sulle mostre. Dobbiamo rendere policentri­ca la città in modo che dovunque si possa vivere con piacere».

L’incremento dei visitatori delle mostre dall’anno di Expo ad oggi è in crescita progressiv­a e nel 2017 Palazzo Reale è entrato per la prima volta fra i cento spazi espositivi più frequentat­i d’Italia. In attesa dell’apertura, a maggio, della restaurata Sala delle Asse dipinta da Leonardo al Castello, la prima carta che calerà Palazzo Reale sarà la mostra, dal 21 febbraio, di Antonello da Messina, il pittore quattrocen­tesco cui anche Palermo sta dedicando una rassegna con polemiche sulla movimentaz­ione delle opere. L’altro appuntamen­to ad effetto è dedicato, dal 9 marzo, al pittore di Napoleone, Jean-Auguste-Dominique Ingres, con particolar­e attenzione al ruolo di Milano nella strategia politica del condottier­o corso. C’è poi da scommetter­e sulle file di visitatori che richiamera­nno, dal 19 giugno, i Preraffael­liti (già sicura l’icona di John Everett Millais «Ofelia» dalla Tate Britain) e, dal 25 settembre, l’antologica di Giorgio De Chirico. La Gam proporrà il divisionis­ta Angelo Morbelli, mentre con Roy Lichtenste­in, a maggio, il Mudec continua a ricalcare le proposte della Triennale di una decina di anni fa.

Si muove da leader, invece, il Pac che, pur piccolo e senza collezione permanente, produrrà a fine marzo la personale di Anna Maria Maiolino assieme alla Whitechape­l gallery, tempio londinese del contempora­neo. Quando la rassegna verrà trasferita da Milano, il Pac sarà a Londra ambasciato­re della nostra città. Altre coproduzio­ni riguardano Leonardo, ma sono ancora poche perché il Comune, ha spiegato Del Corno, non può fare a meno dei privati (caratteris­tica tutta italiana) che si accollano il rischio di impresa. «Abbiamo prodotto mostre straordina­rie come quelle di Leonardo del 2015, di Caravaggio dello scorso anno e adesso di Carrà. Ma la loro sostenibil­ità si regge sul sostegno dei privati poiché noi non abbiamo un budget sufficient­e».

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Tutti gli stili L’«Ofelia» (sopra), icona dei Preraffael­liti, e una Madonna di Antonello da Messina (sotto), a Palazzo Reale. Roy Lichtenste­in (a sinistra) al Mudec
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Imperatore«L’Imperatore sul trono» di Ingres. A marzo Palazzo Reale ospiterà una mostra sul grande pittore dei Bonaparte e delle odalische

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