Ecobonus, esclusi i veicoli Share’ngo «Pronti a lasciare»
Il governo: poche risorse. «Presa in giro»
È dal giorno dello sbarco sulle strade italiane, nel 2015, che in casa Share’ngo attendevano dal Governo finanziamenti alla mobilità condivisa ecologica, soprattutto urbana. Ma al momento di mettere le risorse nero su bianco... sorpresa. Niente incentivi nell’ecobonus. Anzi, peggio: niente sconti soltanto per le automobiline gialle di Share’ngo, unico operatore di car sharing totalmente elettrico con 2mila veicoli in Italia (800 a Milano) e 180 mila iscritti (centomila in città). Una beffa. «Alla fine, oltre alle elettriche di lusso, la sola categoria tenuta fuori dal bonus siamo noi — spiega l’amministratore delegato di Share’ngo, Emiliano Niccolai —. Ci sono i motorini, ci sono le Smart, mentre le nostre auto da 17.900 euro vengono equiparate a supercar tipo Tesla. Speriamo sia una dimenticanza, altrimenti è una presa in giro. Se confermata, questa decisione non ci permetterà di investire nel rinnovo e nell’ampliamento delle flotte e ci costringerà ad andarcene».
L’ecobonus, infatti, non riguarda tutti i mezzi di trasporto elettrici in circolazione. Si tratta di un incentivo da 4 a 6 mila euro per le auto fino a 55mila euro di prezzo; e di un finanziamento fino al 30 per cento del valore per i motorini. Fuori dalla lista solo tricicli (categorie L4e, L5e) e quadricicli (L6e e L7e), tra cui le Zd di Share’ngo considerate «quadricicli pesanti». L’assessore alla Mobilità del Comune di Milano, Marco Granelli, commenta sorpreso: «Sono certo che si tratti di una svista, promuovere la mobilità elettrica riguarda tutti i veicoli e il rinnovo delle flotte nelle città è fondamentale. Bisogna porre rimedio». Ma dal ministero dei Trasporti a Roma, il sottosegretario cinquestelle Michele Dell’Orco assicura che non si tratta di un errore: «Il fatto di tenere fuori alcune categorie di mezzi è dovuto soltanto alla mancanza di risorse per tutti — spiega —. È un provvedimento che riguarda solo la mobilità privata, al car sharing penseremo dopo». In campo c’è infatti la proposta di legge a firma del deputato Diego De Lorenzis — presentata a luglio e in discussione nel 2019 — che prevede «misure per la promozione di piattaforme digitali nel settore del car sharing» inteso però come quello «tra privati» (car pooling), anche se dal ministero fanno capire che sarà quella la sede dove inserire, eventualmente, un correttivo e incentivare così gli anche operatori elettrici virtuosi come Share’ngo. Anche perché «margini per intervenire», concludono dal Mit, «a oggi, non ce ne sono».
E così se in futuro, per esempio, Car2go rendesse elettrica la sua flotta di Smart, avrebbe vantaggi preclusi invece a Share’ngo, in una sorta di concorrenza sleale. Continua Niccolai: «Siamo favorevoli a tutti gli aiuti, ma non vogliamo essere discriminati. Ci sono incentivi anche agli ibridi, mentre noi sembra che non esistiamo. Collaboriamo con i Comuni e siamo gli unici fautori di una reale proposta elettrica con auto semplici, sicure e che occupano poco suolo pubblico. Ed è questo il regalo di Natale? Nel piano industriale, si puntava ad arrivare a 5mila auto nel 2025. Ma adesso ci chiediamo i motivi per cui restare ancora qui».