Lodi, sgomberato il ponte pedonale rifugio di disperati
Sulla passerella vivevano cinquanta senzatetto che ora verranno ospitati da Caritas
LODI Cinque anni fa era apparsa una prima tenda. Poi se ne erano aggiunte altre, seguite da materassi, coperte, giacigli di fortuna, rottami. Fino a formare una cittadella di disperati che ancora all’inizio dell’inverno ospitava più di cinquanta senzatetto e che ieri mattina un commando di sessanta uomini coordinato dalla questura ha smantellato pezzo per pezzo, restituendo la passerella ciclopedonale del ponte Anas della tangenziale di Lodi ai ciclisti e ai runner. Lo sgombero, deciso nei giorni scorsi dal comitato per la sicurezza in prefettura e firmato dal questore Giovanni Di Teodoro, è scattato ieri alle 8 del mattino. Agenti della squadra mobile, delle volanti, dell’ufficio immigrazione, del reparto mobile di Genova, carabinieri, finanza, polizia locale hanno cinto d’assedio l’imbocco della passerella per dare il via all’operazione: sul ponte, riparati all’interno di «casette» di fortuna realizzate con cartoni, materassi e pezzi di mobili da ufficio, dormivano ancora dodici persone, in prevalenza africani. Altri 13 se ne erano già andati martedì grazie all’opera di mediazione della Caritas che aveva messo a loro disposizione un dormitorio d’emergenza con 16 posti letto.
I dodici irriducibili invece non hanno opposto resistenza allo sgombero e hanno passato la mattinata in questura per l’identificazione: nove di loro sono regolari, tre verranno espulsi. Squadre dell’Astem (multiservizi partecipata dal Comune) e dell’Anas per tutta la mattina hanno smontato l’accampamento accatastando quintali di immondizia, materassi, rottami, biciclette, pezzi di mobilio. Un lavoro immane che proseguirà anche oggi.
Lo sgombero ordinato dalla questura ha decretato la morte della «cittadella dei disperati», negli ultimi anni la peggior emergenza sociale della città. Un mondo a parte costituito da fantasmi: quasi tutti extracomunitari con permesso di soggiorno, ma senza identità, lavoro o famiglia. Unico contatto umano gli operatori della Caritas di Lodi che tramite il proprio centro diurno fornivano a ognuno assistenza e tre pasti al giorno. Ma la situazione negli ultimi mesi è precipitata, e non solo per un paio di risse esplose più che altro per problemi di convivenza (lo spazio vitale sulla passerella è minimo e si dorme all’addiaccio), ma anche per il rischio assideramento con temperature notturne sottozero e condizioni di sicurezza inesistenti.
«L’emergenza freddo ha reso la situazione complessa — racconta il direttore Caritas Carlo Bosatra —: all’inizio della settimana abbiamo allestito un dormitorio d’emergenza da 16 posti che ora ci consente di ospitare a rotazione tutti i senzatetto del ponte. Croce Rossa e privati cittadini ci hanno aiutato ad allestire il dormitorio con una raccolta di materassi, coperte e lenzuola».
Sotto il viadotto Anas inoltre gli agenti della questura hanno trovato più di un focolaio — acceso sia per cucinare che per riscaldarsi — a un passo da tende e materassi. Con il rischio di scatenare in pochi secondi un incendio e di trasformare la passerella in una trappola mortale.