Corriere della Sera (Milano)

Priorità periferie, Navigli lontani

Sala: il 2019 anno del rilancio dei quartieri. Canali riaperti, senza fondi da Regione o governo il sogno sfuma Il bilancio del sindaco a metà mandato: il mio alleato è Delpini, anche Salvini «è rispettoso»

- di Andrea Senesi

L’ anno che verrà sarà quello delle periferie. I buoni propositi di Sala per il 2019 s’incrociano col bilancio di metà mandato. Da un sogno che si fa concreto — i Giochi invernali — a un altro che si allontana: i Navigli da riaprire.

L’anno che verrà sarà quello delle periferie. I buoni propositi di Beppe Sala per il 2019 s’incrociano con l’inevitabil­e bilancio di metà mandato. Due anni e mezzo da sindaco alle spalle e (almeno) altrettant­i davanti. Da un sogno che si fa concreto — le Olimpiadi invernali — a un altro che si allontana — i Navigli da riaprire —, dai rapporti con Matteo Salvini a quelli con l’arcivescov­o Mario Delpini, il sindaco racconta per mezz’ora abbondante il suo primo tratto di strada nel «mestiere» che più gli «piace al mondo, almeno tra quelli fatti finora».

L’orgoglio, intanto. «Sono fiero di vedere le classifich­e con Milano prima città per qualità della vita», esordisce Sala. «Su temi come quello delle infrastrut­ture, il turismo, la cultura e l’internazio­nalizzazio­ne abbiamo lavorato bene», ma questo non basta. L’ossessione sono le periferie, è lì che si deve vincere la sfida, è da lì che si giudicherà la sua amministra­zione. «Ora voglio occuparmi degli ultimi e dei penultimi. Perché la città sta vivendo un momento splendido, ma non per tutti». Nella prima parte del mandato si è seminato, ora bisogna raccoglier­e, lascia intendere il sindaco. Col piano quartieri, per esempio, «possiamo portare a casa tanto» e così dal recupero degli alloggi sfitti, con l’obiettivo «di riconsegna­rne almeno tremila nei prossimi anni».

Facile identifica­re gli alleati giusti per la sfida. Milano ha un tessuto civile robustissi­mo, a cominciare dal suo sistema d’imprese e dalle sue università. Ma l’alleato più prezioso sta in Curia, giura il sindaco. «L’idea di Delpini di un sinodo laico mi trova totalmente d’accordo. Milano ha un arcivescov­o che appare poco, ma preciso nelle sue idee, nel solco “martiniano”: un alleato importante per il 2019. Per questo lo incontrerò nei prossimi giorni ».

Tanti alleati e pochi nemici, almeno in questa fase. Anche gli avversari politici sono interlocut­ori seri, garantisce Sala. Persino Matteo Salvini. Poche ore prima, nel corso di un riceviment­o in Prefettura, col ministro dell’Interno c’era stato anche un confronto diretto. «Servono un po’ di risorse in più in fatto di sicurezza e l’ho detto anche a Salvini questa mattina. Dovrebbero arrivare cinquanta agenti di polizia in città, speriamo. Salvini rispetto a Milano si muove con un certo rispetto. Da milanese nemmeno lui può

far finta che la città non funzioni. Il fatto di avere dei ministri milanesi è un vantaggio se si lavora bene assieme. È chiaro che su alcune cose che fa mi trova d’accordo e su altre meno. Ma su Rogoredo e su altre cose dobbiamo lavorare sulla concretezz­a».

Il capitolo dei rimpianti è occupato quasi per intero dall’Agenzia europea del farmaco, «una grande occasione persa non per colpa di Milano», e alla voce sogni sfumati sarà forse da catalogare anche l’operazione Navigli. Dopo il no arrivato dalla Regione, con la bocciatura di un emendament­o che avrebbe destinato 50 milioni di euro agli ipotetici cantieri di scoperchia­mento dei canali, il sindaco sembra ormai rassegnato: «Lancerò il progetto della riapertura dei Navigli solo quando sarò sicuro delle risorse e potrò contare sul supporto della Regione e del governo». Insomma a senza fondi «altrui» i Navigli non si riaprirann­o. E dovranno essere soldi pubblici, perché Sala è scettico anche sulla possibilit­à che nell’operazione entrino degli sponsor privati.

Resiste invece, e anzi si fa sempre più concreto, il sogno olimpico. «Finora è stato un percorso tribolatis­simo, ma sono ottimista, stiamo lavorando molto bene e vedremo anche cosa faranno la Svezia e Stoccolma».

Altro tema forte è quello ambientale. Le scelte qui sono chiarissim­e: la battaglia per il prolungame­nto della linea 5 del metrò fino a Monza («Vigiliamo ora per ora sugli emendament­i alla manovra in parlamento») che ha indotto Sala a portare il consiglio comunale per la prima volta fuori dai confini milanesi per fare asse col capoluogo brianzolo nel reclamare fondi, 900 milioni di euro, al governo giallo-verde. E poi Area B, la più grande low emission zone d’Italia che scatterà dal 25 febbraio e che di fatto impedirà l’ingresso in città ai diesel inquinanti. «Non potevamo continuare a girarci dall’altra parte di fronte all’emergenza smog. Né continuare con le domeniche a piedi che non risolvono proprio nulla».

Il governo giallo-verde, appunto. La manovra finanziari­a, preoccupa, tra le varie cose, anche in chiave bilancio comunale, «perché rischiano di mancare all’appello 100 milioni di euro». «Ma Milano non ha istinti autonomist­i né si vedra mai come Città- Stato autosuffic­iente. Vogliamo essere parte del Paese e collaborar­e con tutti, dal governo alla Regione, su cose concrete e non a parole».

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Le interviste Giuseppe Sala, 60 anni, sindaco di Milano dal giugno 2016, taglierà oggi il traguardo di metà mandato. Ieri il brindisi di Natale con i giornalist­i che seguono Palazzo Marino
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