Sigari, gialli e provocazioni dal Trottoir al Giambellino
Dal Trottoir in Garibaldi alla Darsena passando per il Giambellino La Milano di Andrea Pinketts, tra sigari, gialli e geniali provocazioni
La birra, la mascella alla Dick Tracy di Chester Gould, il sigaro Antico Toscano, cappelli e giacche colorate: Andrea G. Pinketts, scomparso a 57 anni a Milano, era tanto uno scrittore quanto l’incarnazione di certo spirito notturno della città. Un «Genio», anche per quello sta la «G» in mezzo alla sua firma, dei giochi di parole, della lingua che fa a botte con se stessa per far ridere il lettore — come i migliori scrittori lombardi di sempre —, ma che un po’ sta anche per «genius loci», lo spirito legato a un luogo della tradizione latina. Il tempio di Pinketts, dove incontrarlo e visitarlo, era il bar: il suo per eccellenza, Le Trottoir. Per anni in Corso Garibaldi, angolo via Tivoli, dove dal ‘94 riuniva la «Scuola dei Duri», per dare una svolta hard-boiled al giallo milanese (ne nacque nel ‘95, per Stampa Alternativa, l’antologia «Crimine. Milano giallo-nera. Racconti inediti della scuola dei duri»), e dove scrisse diversi romanzi.
Incontrarlo la sera tra i soffitti fumosi e le luci basse del locale era una certezza e, per chiunque volesse scrivere, un’occasione per un consiglio a volte burbero, ma sincero. Chiuso Le Trottoir di Garibaldi nel 2003, il culto si spostò nella nuova sede Le Trottoir in Darsena, in piazza XXIV Maggio, con due piani e un dehor con divani. Anche qui Pinketts scriveva, anche qui beveva, in un ambiente ben più rumoroso, talvolta in compagnia di una ragazza (che fino a due minuti prima, magari, era la tua): uno dei rari casi di scrittore residenziale e affascinante, dal pomeriggio alla notte, dopo il pranzo dalla madre al Giambellino. Nel 2013, quando il locale venne posto sotto sequestro per questioni di sicurezza, lo scrittore si incatenò per riavere al più presto la sua birra, al tempo la scura Guinness. Oltre al bar, ci sono luoghi leggendari, come il liceo linguistico da cui venne espulso per rissa con il preside, e quelli letterari, legati all’amore per il giallo e il libro. Tra questi, non va dimenticata la libreria del giallo Sherlockiana di Tecla Dozio, chiusa nel 2009 e la sua fondatrice scomparsa nel 2016, che ebbe due sedi in cui era assiduo, prima in Porta Romana e poi in via Peschiera. Negli ultimi anni, una media di birra blanche alla libreria Verso in Porta Ticinese, individuando un lettore e dedicandogli un libro, facevano spesso da pitstop drinking verso il vicino Le Trottoir. D’estate, invece, lontano dal deserto dell’agosto milanese, non era raro incrociarlo, come un paradosso, in bermuda nelle Marche a Recanati, ospite degli eredi di uno scrittore ben meno viveur: Giacomo Leopardi. Da stasera, in città, c’è uno spirito che se la ride, irriverente e divertito. Non resusciterà — nonostante il nome del suo alter ego, Lazzaro Santandrea, suo compagno fin dall’esordio nel ‘92 «Lazzaro, vieni fuori» — ma va celebrato brindando con una birra media. Anzi, per rispetto, almeno con due.
Esagerato
Come i migliori autori lombardi di sempre giocava con le parole per divertire i lettori