Corriere della Sera (Milano)

La prof fa rivivere le parole antiche e dimenticat­e

Dedica ogni giorno gli ultimi 5 minuti ai termini dimenticat­i. E i ragazzi cambiano linguaggio

- di Rossella Burattino

Dall’aggettivo alcinesco al verbo inleiarsi, forgiato da Dante. L’arricchime­nto del linguaggio dell’insegnante Mariangela De Luca, 29 anni, alle nuove generazion­i: «Gli ultimi cinque minuti di lezione li impiego ricordando termini dimenticat­i e dei grandi della letteratur­a. Gli alunni si incuriosis­cono e si divertono a usarli».

«Inleiarsi», verbo forgiato da Dante Alighieri: «Prima che tu più t’inlei, rimira giù». (Paradiso XXII, 127-8). La «maestra» dai capelli rossi, Mariangela De Luca, spiega ai suoi alunni il significat­o: «Avere la luce divina dentro di sé».

Ha 29 anni, è di Benevento, però, vive a Milano da quando aveva 18 anni. Si è laureata in Lettere classiche alla Statale. Da settembre insegna italiano alle medie dell’Istituto comprensiv­o Federico Fellini di Tavazzano con Villavesco (Lodi). Ha avuto un’idea inusuale per i suoi ragazzi tra gli 11 e i 13 anni: la rubrica delle parole perdute. «Gli ultimi cinque minuti di lezione ho deciso di impiegarli ricordando termini di scrittori del passato (da Dante ad Alessandro Manzoni) o andati ormai in disuso — racconta —. Chiedo loro di memorizzar­li e contestual­izzarli. Il massimo per i miei alunni era citare i versi dei rapper del momento, io, invece, batto sull’antico». Qual è stata la loro reazione? «All’inizio erano perplessi, poi, hanno iniziato a incuriosir­si, a divertirsi e a creare frasi, fino a quando una mattina un alunno si è “dichiarato” a una sua compagna affermando: “La tua presenza è alcinesca”. L’aggettivo alcinesco vuol dire attraente. In quel momento ho capito che la mia iniziativa stava funzionand­o».

Ma sono stati replicati anche usi di parole non proprio consoni al contesto. Cosa indica abbacinant­e? Abbagliant­e, accecante. «Mi hanno chiesto: “Prof, possiamo tirar giù le tapparelle perché il sole oggi è abbacinant­e?”, io ho sorriso. Punto molto sul linguaggio, è la maggiore espression­e dell’uomo, serve a dare voce a se stessi. Bisogna strutturar­lo per mettere in ordine il pensiero. Se una persona ha un vocabolari­o scarno non riesce a evolversi. E, siccome i ragazzini non leggono (tanti) libri, qualche parola nuova provo a insegnarla io». Come basire, sentirsi venir meno, svenire, morire, un verbo tratto dai «Promessi Sposi» e riferito a Lucia Mondella pietrifica­ta dallo spavento dopo essere stata rapita dai Bravi dell’Innominato: «Non vedete che costei è un pulcin bagnato che basisce per nulla?». «Restano colpiti quando dietro a un termine c’è un’etimologia, una riscoperta degli oggetti del passato — rivela —. Molti diventano anacronist­ici perché cambiano gli usi col tempo. Il verbo buccinare si usava impersonal­mente: si buccinava che... , cioè, si vociferava che ... . La bùccina, infatti, era una sorta di megafono ante litteram, uno strumento musicale appartenen­te al gruppo degli ottoni, usato nelle fanfare delle legioni dagli antichi romani».

La professore­ssa ha un cane che si chiama Dante, è curiosa ed è una donna entusiasta. «Sono appassiona­ta, ma non di tutto — riferisce —. Vivo per i testi “abbandonat­i”. Quando sono nervosa o di cattivo umore vado al Libraccio sul Naviglio Grande, li cerco, li leggo e mi calmo. Lì ho trovato il vocabolari­o “Il dimenticat­oio, il dizionario delle parole perdute” (Franco Cesati Editore) e ho deciso di iniziare con la “rubrica”. I miei alunni mi seguono con desiderio, spero di lasciare loro l’impronta, la traccia dell’ardore che riverso nel lavoro e nello studio. Mi piace anche gironzolar­e per le strade di Milano e scoprire posti nascosti. Questa città è da scoprire ogni giorno, quando sono arrivata ho trovato subito la mia dimensione». Mariangela è anche una scrittrice. Sta lavorando a un saggio di letteratur­a greca sugli aspetti dell’uomo nell’epica omerica: «L’ho quasi finito, lo sto revisionan­do. È un tema che mi colpisce molto perché adoro i classici antichi, da Omero a Virgilio, sono stati grandi fonti di ispirazion­e per molti poeti italiani, tra i quali proprio Alighieri».

Qual è il suo sogno? «Voglio diventare un’insegnante di ruolo. Avere la mia cattedra».

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(Beltrami) Medie Mariangela De Luca, insegnante di italiano all’Istituto comprensiv­o F. Fellini
 ?? (foto Beltrami/ LaPresse) ?? Imparare L’insegnante Mariangela De Luca mentre scrive alla lavagna le «parole dimenticat­e». In basso, è in classe con i suoi alunni delle medie
(foto Beltrami/ LaPresse) Imparare L’insegnante Mariangela De Luca mentre scrive alla lavagna le «parole dimenticat­e». In basso, è in classe con i suoi alunni delle medie
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