QUEI FURBETTI CHE IGNORANO BUONA FEDE E GENTILEZZA
Caro Schiavi, una cronaca per noi cittadini. Mercoledì 19 dicembre, ore 10.40. In bicicletta sto attraversando piazza della Repubblica, sulla pista ciclabile: il semaforo è verde. Proveniente da viale Tunisia una Polo svolta a sinistra, mi urta e mi abbatte. Il conducente è un ragazzo visibilmente spaventato, in ritardo sul lavoro — fa il cameriere in un ristorante di zona Moscova — non mi ha visto. Si fermano anche due passanti e una ragazza in motorino per aiutarmi e per assicurarsi che non sia successo niente di grave. Nel momento non proprio idilliaco e di lucidità ridotta prendo le generalità e la targa. Ma sbaglio nel non chiamare i vigili: mi metto nei panni di un giovane scosso che dovrà anche giustificarsi sul posto di lavoro e restiamo intesi per comunicare nel pomeriggio. Quando lo sento mi dice che sono andato io contro la sua auto. Bene. Frequento e leggo i giornali da troppo tempo per capire che non c’è la notizia: nemmeno stavolta il postino ha morso il cane. Però mi concedo una considerazione: che 24 anni sono pochi ed è presto per fare come tanti furbetti più avvertiti. E un consiglio che mi dovrà tornare utile: chiamare i vigili, perdere tutti un po’ di tempo, attestare la dinamica. Sicuramente i fastidi alla schiena, le terapie e la semi-immobilità di questi giorni, per il mio investitore si sarebbero specchiati in qualche educativo contrattempo con l’assicurazione, la patente, il titolare del ristorante. Giusto come monito. Se qualcuno dei presenti volesse contattarmi, lo ringrazio: enzo.gentile55@gmail.com.
Caro Gentile, la realtà ha sempre due facce, una buona e una cattiva. A noi piace la prima e non quella dei furbetti che sfruttano la buona fede delle persone. Ma siamo circondati… Per un signore che non tradisce la nostra fiducia ce n’è un altro che ci fa amaramente ricredere. In contemporanea con la sua mail, ne è arrivata un’altra di segno opposto. Laura Dodi, avvocato, durante la colazione al bar trova un bancomat a terra, lo consegna al barista che insegue un cliente: buona azione compiuta. Il beneficiato torna nel bar e chiede se può offrire qualcosa. La signora risponde: nulla, dovere. Ma la colazione viene offerta: la gentilezza esiste, allora. «Esiste la rivoluzione del potere gentile», scrive la filosofa Isabella Guanzini. Caro Gentile: lei ha trovato un furbetto che speriamo venga stanato. Auguri. È nei passaggi della gentilezza che il mondo si fa vivibile.