Etnici, galleggianti, di carta I presepi «nascosti» in chiese e palazzi pubblici
Chiesa dei Cappuccini: cinquanta scenari inconsueti per la Natività Al Pirellone i colori del Londonio, Sant’Apollinare ospita i diorami
Chi ha paura di un Bambinello? Facciamoci caso, nel delirio consumistico natalizio i simboli di senso stanno scomparendo. Ne fa fede la pubblicità di una compagnia telefonica dove si recita «la gente vuole solo i regali»: osservazione realistica, c’è poco spazio per animo e cuore. Per carità, non cadiamo nel buonismo. Ma anche il cinismo tout court non è il massimo: credenti o no, Grinch o no, si ha la sensazione di un eccesso da arginare. Allora, senza strumentalizzazioni culturali o politiche di sorta, si può andare in cerca del presepe, momento di riflessione e intimità. Un segno religioso, certo, ma anche un segno di valore universale, di vita e rinascita, perché solo i bambini o il Bambino possono rappresentare il futuro. Basta entrare in un museo, da Brera al Poldi Pezzoli, dal Diocesano al Castello Sforzesco, per incappare in sincere, sentite rappresentazioni della Natività di diverse epoche. Oppure basta entrare a Palazzo Marino. In cortile è allestito un diorama dove la classica scena della Nascita è ambientata ad Assisi tra scorci di vita quotidiana, mentre in Sala Alessi il capolavoro di Natale 2018 offerto dal Comune di Milano è proprio una «Adorazione dei Magi» del pittore umbro Pietro Perugino, dipinta intorno al 1473: un piacere perdersi nei dettagli e nel paesaggio, in bilico tra tardogotico e rinascimento. Più feriale, semplice, adatto ai piccoli, il «Presepe ritrovato» in mostra a Palazzo Pirelli, donato di recente al Museo Diocesano ed esposto per la prima volta: 60 figure ritagliate e dipinte ad olio su cartoncino dal Londonio, pittore milanese settecentesco. Un modello, quello in carta, diffuso in centro e sud Italia e più raro da noi, che però ne conserviamo un secondo esemplare dello stesso autore: quello della chiesa di San Marco a Brera, 14 personaggi disposti scenograficamente su due piani, luci suggestive e commozione. Ma quasi tutte le chiese allestiscono una classica rappresentazione della crèche. Tra quelle più complesse e ricche il percorso del presepe biblico con una quarantina di diorami nella parrocchia di Sant’Apollinare a Baggio, oppure quello di Santa Maria di Lourdes, 30 metri quadri ambientati in un paesino di montagna, 185 statuine, scene semoventi e luci variabili. Se invece si vuole uscire dalla visione occidentale il posto giusto è la chiesa dei Frati Cappuccini, in piazza Cimitero Maggiore: qui sono in mostra cinquanta Natività multietniche da tutti i continenti, con materiali, personaggi o animali insoliti per i nostri climi. Cinquanta scenografie racchiuse in teche anche a Villa Litta di Lainate, quasi tutte creazioni di artigiani lombardi: c’è il presepe ambientato in una baita alpina e quello collocato nell’inaspettato contesto di una trincea della Grande Guerra. A livello di curiosità, più spettacolo che sacra rappresentazione, la «Floating Nativity» sul Naviglio Grande, opera galleggiante dello scenografo Luciano Bartoli, che ambienta la scena in un palazzo meneghino.
A tappe
Tra chiese e palazzi un percorso per riflettere sullo spirito autentico del Natale