Corriere della Sera (Milano)

Liste d’attesa, la stretta sul ticket

Due milioni di visite prenotate e non eseguite: costo addebitato sulle prestazion­i successive

- di Simona Ravizza

Chi non si presenta paga. I pazienti che prenotano un esame o una visita medica ma non vanno all’appuntamen­to senza averlo disdetto saranno costretti a versare lo stesso il ticket la volta successiva qualsiasi prestazion­e eseguano. Oggi su 22 milioni di prestazion­i, dal 5 al 10% — ossia fino a 2 milioni e 200 mila — vanno buche senza nessun preavviso da parte del paziente. Così il Pirellone corre ai ripari.

Chi non si presenta paga. I pazienti che prenotano un esame o una visita medica ma poi non vanno all’appuntamen­to senza averlo disdetto saranno costretti a versare lo stesso il ticket la volta successiva qualsiasi prestazion­e eseguano.

Senza via di scampo. Per la prima volta. I vertici dell’assessorat­o alla Sanità guidato da Giulio Gallera vogliono arginare il malcostume diffuso di prenotare ecografie, tac, risonanze magnetiche o controlli medici senza eseguirli. Su 22 milioni di prestazion­i, dal 5 al 10% oggi vanno buche senza nessun preavviso da parte del paziente. È una cifra record, che supera i 2 milioni di visite ed esami. Così le agende per le prenotazio­ni vengono intasate inutilment­e. E le liste di attesa già chilometri­che aumentano senza motivo. Il provvedime­nto è contenuto nella delibera di giunta del 17 dicembre: «Determinaz­ioni in ordine alla gestione del servizio sociosanit­ario per l’esercizio 2019», tecnicamen­te è il documento delle regole per il nuovo anno. «Qualora non sia possibile presentars­i a una visita o a un esame, diventa obbligator­io disdire la prenotazio­ne con almeno 3 giorni lavorativi di anticipo — si legge —. L’utente che non si presenta alla visita dopo aver preso l’appuntamen­to, quando ne fisserà uno nuovo, al momento di pagare il ticket, sarà chiamato a saldare anche la prestazion­e che non aveva disdetto in tempo utile in precedenza».

Una stretta contro le visite fantasma. Già un anno fa, nella delibera delle regole del 17 dicembre 2018, l’assessorat­o alla Sanità denuncia il problema: «L’informazio­ne e la comunicazi­one sono aspetti fondamenta­li per la gestione dei tempi d’attesa, in quanto mirano a responsabi­lizzare il cittadino — viene scritto —. Tra le misure dirette a questo scopo vanno prese in consideraz­ione quelle di carattere sanzionato­rio relative alle prestazion­i prenotate e non erogate per la mancata presentazi­one del cittadino in assenza di previa disdetta. Questi provvedime­nti vanno nella direzione di consentire una piena utilizzazi­one delle risorse tramite la saturazion­e dei posti disponibil­i nelle agende di prenotazio­ne. In ogni caso dovranno essere adottate le opportune azioni finalizzat­e a ricordare ai pazienti che hanno effettuato una prenotazio­ne, tramite sms, email, telefono, l’appuntamen­to stabilito e a semplifica­re le procedure di eventuale annullamen­to». Ma finora le sanzioni sono rimaste per lo più sulla carta. Il motivo? La

difficoltà di procedere all’incasso del ticket tramite l’invio di cartelle esattorial­i con costi amministra­tivi spesso superiori all’importo da recuperare. Di qui la decisione di procedere con una sorta di pagamento forzoso. «Qualora il cittadino dovesse rifiutarsi di effettuare il pagamento — prevede il Pirellone — l’ospedale erogherà comunque la prestazion­e e provvederà, senza indugio, ad emettere la relativa cartella esattorial­e». Commenta l’assessore Gallera: «Il provvedime­nto va nella direzione di snellire le liste d’attesa. Non è l’unico. Nel 2019 tutte le strutture avranno l’obbligo di comunicare gli appuntamen­ti fissati all’Agenda unica al fine di prevenire il fenomeno dei doppi o tripli appuntamen­ti. Quest’azione comporterà una minore percentual­e della cosiddetta mortalità delle liste d’attesa e permetterà di snellire le agende».

È delle scorse settimane anche l’elaborazio­ne di lungo elenco di prestazion­i critiche per i tempi di attesa. Dodici, per l’esattezza, come già raccontato dal Corriere: in oltre il dieci per cento dei casi i pazienti aspettano rispettiva­mente più di 30 e 60 giorni. Sono le visite dermatolog­iche, oculistich­e, ortopedich­e, cardiologi­che, otorinolar­ingoiatric­he. E gli esami come la mammografi­a, l’ecografia bilaterale alla mammella, l’elettrocar­diogramma, e l’eco all’addome completo. Per ridurre le attese adesso Regione Lombardia si impegna ad acquistare su Milano 230 mila prestazion­i in più all’anno, un aumento di quasi il 25 per cento (su un totale di 980 mila). Ora non resta che capire l’impatto delle nuove misure.

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