Liste d’attesa, la stretta sul ticket
Due milioni di visite prenotate e non eseguite: costo addebitato sulle prestazioni successive
Chi non si presenta paga. I pazienti che prenotano un esame o una visita medica ma non vanno all’appuntamento senza averlo disdetto saranno costretti a versare lo stesso il ticket la volta successiva qualsiasi prestazione eseguano. Oggi su 22 milioni di prestazioni, dal 5 al 10% — ossia fino a 2 milioni e 200 mila — vanno buche senza nessun preavviso da parte del paziente. Così il Pirellone corre ai ripari.
Chi non si presenta paga. I pazienti che prenotano un esame o una visita medica ma poi non vanno all’appuntamento senza averlo disdetto saranno costretti a versare lo stesso il ticket la volta successiva qualsiasi prestazione eseguano.
Senza via di scampo. Per la prima volta. I vertici dell’assessorato alla Sanità guidato da Giulio Gallera vogliono arginare il malcostume diffuso di prenotare ecografie, tac, risonanze magnetiche o controlli medici senza eseguirli. Su 22 milioni di prestazioni, dal 5 al 10% oggi vanno buche senza nessun preavviso da parte del paziente. È una cifra record, che supera i 2 milioni di visite ed esami. Così le agende per le prenotazioni vengono intasate inutilmente. E le liste di attesa già chilometriche aumentano senza motivo. Il provvedimento è contenuto nella delibera di giunta del 17 dicembre: «Determinazioni in ordine alla gestione del servizio sociosanitario per l’esercizio 2019», tecnicamente è il documento delle regole per il nuovo anno. «Qualora non sia possibile presentarsi a una visita o a un esame, diventa obbligatorio disdire la prenotazione con almeno 3 giorni lavorativi di anticipo — si legge —. L’utente che non si presenta alla visita dopo aver preso l’appuntamento, quando ne fisserà uno nuovo, al momento di pagare il ticket, sarà chiamato a saldare anche la prestazione che non aveva disdetto in tempo utile in precedenza».
Una stretta contro le visite fantasma. Già un anno fa, nella delibera delle regole del 17 dicembre 2018, l’assessorato alla Sanità denuncia il problema: «L’informazione e la comunicazione sono aspetti fondamentali per la gestione dei tempi d’attesa, in quanto mirano a responsabilizzare il cittadino — viene scritto —. Tra le misure dirette a questo scopo vanno prese in considerazione quelle di carattere sanzionatorio relative alle prestazioni prenotate e non erogate per la mancata presentazione del cittadino in assenza di previa disdetta. Questi provvedimenti vanno nella direzione di consentire una piena utilizzazione delle risorse tramite la saturazione dei posti disponibili nelle agende di prenotazione. In ogni caso dovranno essere adottate le opportune azioni finalizzate a ricordare ai pazienti che hanno effettuato una prenotazione, tramite sms, email, telefono, l’appuntamento stabilito e a semplificare le procedure di eventuale annullamento». Ma finora le sanzioni sono rimaste per lo più sulla carta. Il motivo? La
difficoltà di procedere all’incasso del ticket tramite l’invio di cartelle esattoriali con costi amministrativi spesso superiori all’importo da recuperare. Di qui la decisione di procedere con una sorta di pagamento forzoso. «Qualora il cittadino dovesse rifiutarsi di effettuare il pagamento — prevede il Pirellone — l’ospedale erogherà comunque la prestazione e provvederà, senza indugio, ad emettere la relativa cartella esattoriale». Commenta l’assessore Gallera: «Il provvedimento va nella direzione di snellire le liste d’attesa. Non è l’unico. Nel 2019 tutte le strutture avranno l’obbligo di comunicare gli appuntamenti fissati all’Agenda unica al fine di prevenire il fenomeno dei doppi o tripli appuntamenti. Quest’azione comporterà una minore percentuale della cosiddetta mortalità delle liste d’attesa e permetterà di snellire le agende».
È delle scorse settimane anche l’elaborazione di lungo elenco di prestazioni critiche per i tempi di attesa. Dodici, per l’esattezza, come già raccontato dal Corriere: in oltre il dieci per cento dei casi i pazienti aspettano rispettivamente più di 30 e 60 giorni. Sono le visite dermatologiche, oculistiche, ortopediche, cardiologiche, otorinolaringoiatriche. E gli esami come la mammografia, l’ecografia bilaterale alla mammella, l’elettrocardiogramma, e l’eco all’addome completo. Per ridurre le attese adesso Regione Lombardia si impegna ad acquistare su Milano 230 mila prestazioni in più all’anno, un aumento di quasi il 25 per cento (su un totale di 980 mila). Ora non resta che capire l’impatto delle nuove misure.