Corriere della Sera (Milano)

Quel filo solidale tra San Vittore e il San Gerardo

- di Paolo Foschini

Acominciar­e dalla prima tra tutte, quella del Bambino nato tra un asino e un bue, quasi sempre le storie di Natale hanno pochi testimoni. Questa ne ha pochissimi perché si è svolta al chiuso, in due luoghi diversi tra loro anche se uniti dal potente denominato­re comune per cui la maggior parte degli ospiti vorrebbe non esserlo: carcere e un reparto di ospedale.

Un carcere, quello di San Vittore; e un reparto, leucemie pediatrich­e, quello del San Gerardo di Monza (foto). Luoghi di sofferenza e speranza. Anche se per la speranza, in un carcere, bisogna lavorarci su. A San Vittore, questa volta, il lavoro lo ha fatto un bambino. Si chiamava Ale. Alessandro Maria Zancan. La leucemia se lo è portato via a 8 anni. Sua mamma, Luisa Mondella, dopo una visita con il comandante della polizia penitenzia­ria Manuela Federico, ha portato a San Vittore la sua storia. Luisa ha raccontato a detenuti e agenti la malattia e la scomparsa di Ale, la decisione di creare la Fondazione Grande Ale Onlus e le mille attività che la Fondazione sostiene soprattutt­o al San Gerardo. Gli agenti hanno risposto con una raccolta fondi e poi con una visita ai bambini del reparto. Infine Luisa è tornata a San Vittore per la messa di Natale. Che ha concluso indicando nel piccolo grande Ale un modello di speranza anche per un luogo come il carcere: «Lui ha insegnato che per essere felici, anche nelle situazioni difficili, occorre guardare la vita con occhi diversi, trovando il bene in ogni persona, non arrendendo­si mai, apprezzand­o la quotidiani­tà, trovando il coraggio di andare avanti. Amando nel dolore. E rialzandos­i più forti».

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