Due mici ritrovati in una scatola: adottateli
Due gatti di sei mesi in una scatola la sera di Natale. Li hanno trovati gli agenti della polizia locale, allertati dai cittadini, in via Paolo Santagostino. Persiani nutriti e puliti, accanto a loro un biglietto: «Sono bravi e affettuosi, ma non posso più provvedere a loro. Spero che qualcuno possa adottarli». I mici sono stati affidati al canile di via Aquila in attesa di adozione.
Per far sì che la banalità del raggiro non emergesse subito, i truffatori introducevano a questo punto una seconda tappa dell’iter. Poiché un credito fiscale è possibile non soltanto farselo liquidare direttamente ma anche metterlo in compensazione con alcuni tipi invece di debiti fiscali o contributivi, i truffatori chiedevano all’Agenzia delle Entrate di bonificare il proprio credito fiscale ad alcuni Fondi pensione, presso i quali facevano finta di avere aperto delle posizioni contributive per il secondo pilastro della previdenza dei loro (inesistenti) dipendenti. E appena i soldi dell’Agenzia delle Entrate arrivavano sul conto del Fondo pensione di turno, subito le imprese si precipitavano a spiegare al Fondo che c’era stato un errore materiale nelle coordinate bancarie date all’Agenzia delle Entrate, e chiedevano quindi lo storno a proprio beneficio dei soldi. In questo modo hanno incassato 2 milioni e 700mila euro pubblici prima che le procedure automatiche di allerta interna all’Agenzia delle Entrate cogliessero gli indici di anomalia degli schemi di queste ripetute operazioni: a questo punto la GdF di Milano, d’intesa con il pm Paolo Filippini, ha sequestrato il denaro prima che potesse andare disperso in altri rivoli, provvedimento poi confermato dalla gip Anna Calabi. E adesso l’inchiesta punta a ricostruire nel dettaglio quanti altri operatori economici, e per quanto tempo, possano aver approfittato del marchingegno.