Agguati, risse, coltelli Quelle vittime del calcio nella storia del Meazza
Risse, coltelli e vandalismi nel passato di Inter e Milan
Prima di Daniele Belardinelli, 39 anni, uno dei leader della frangia «Blood&Honour» del Varese calcio, a morire nei dintorni di San Siro per una partita furono Marco Fonghessi e Antonio De Falchi. Ci sono oltre trent’anni di agguati, coltelli e vittime della follia ultrà nella storia nera del Meazza.
Prima di Daniele Belardinelli, a morire nei dintorni di San Siro per una partita di calcio furono Marco Fonghessi e Antonio De Falchi. Il 30 ottobre 1984 si giocava Milan-Cremonese. Fonghessi, 21 anni, era di Cremona ma tifoso rossonero. In via Capecelatro, alcuni ultrà del Milan, a causa della targa della sua auto, lo scambiarano per un tifoso rivale e lo accoltellarono all’addome. Morì due giorni dopo in ospedale. Giovane era anche Antonio De Falchi. Aveva solo 18 anni ed era romanista. Alle 11.45 del 4 giugno 1989 De Falchi era appena sceso dal tram 24 che lo aveva depositato davanti allo stadio dove era in programma Milan-Roma. La sua sfortuna fu di imbattersi in un gruppo di ultras rossoneri «a caccia del nemico». La fuga, le botte, sull’asfalto rimase il corpo del 18enne: morto, accerterà l’autopsia, per infarto. Tra gli aggressori di De Falchi l’ultras rossonero Luca Bonalda. Nel 2017 arrestato per aver gambizzato un conoscente per questioni di droga. Fino all’anno scorso Bonalda vendeva panini fuori dal Meazza. Durante il Mundialito del 1981, prima della «pace» siglata tra gli ultras di Inter e Milan, scoppiarono violenti scontri tra le due tifoserie: nei pressi dello stadio gli interisti arrivarono a sparare colpi di pistola contro i rivali. Sempre gli ultras nerazzurri, il 7 dicembre 1983, dopo la partita di Coppa Uefa InterAustria Vienna accoltellarono l’austriaco Gerard Wanninger riducendolo in fin di vita.
Inter-Atalanta, 6 maggio 2001. I bergamaschi arrivarono in massa, molti su dei motorini. Uno di questi scooter, sottratto ai «nemici», fu portato dagli interisti in Curva Nord, bruciato e lanciato dal secondo anello. Immagini che fecero il giro del mondo. Un anno dopo, il 24 marzo 2002, Inter-Roma valeva la testa della Serie A. Bilancio: scontri prima e dopo la partita, dentro e fuori lo stadio, un tifoso accoltellato, guerriglia con le forze dell’ordine. Il 15 febbraio 2009 a San Siro c’era il derby. L’inter club «Banda Bagaj» occupava il primo anello blu, sotto la curva del Milan. La coreografia degli ultras milanisti impediva la visione della partita. Alcuni tifosi nerazzurri cercarono di staccare uno striscione, i rossoneri scesero dal secondo anello per vendicare l’affronto. Luca Lucci, leader dei Guerrieri Ultras del Milan sferrò un pugno a Virgilio Motta della «Banda Bagaj». Motta perse un occhio e tre anni dopo anche la vita suicidandosi. Lucci, condannato per l’aggressione e pluripregiudicato, due settimane fa era a braccetto con il ministro dell’Interno Matteo Salvini alla festa della curva rossonera.
Il 20 ottobre 2010 ricompaiono i coltelli. Succede al termine di Inter-Tottenham di Champions League: tre inglesi accoltellati. Le lame «brillano» anche la notte dell’11 dicembre 2013. Al termine di Milan-Ajax si scatena la caccia all’uomo. Quattro accoltellati, tre tifosi dell’Ajax e un ambulante italiano finito in mezzo agli scontri.