Minori stranieri soli, appello per l’affido
A carico del Comune oltre ottocento ragazzini. «In campo 11 famiglie, ne servirebbero molte di più»
A dispetto di quanto avviene a livello nazionale, Milano rafforza le cure ai minori stranieri non accompagnati e lancia l’appello a famiglie disponibili per l’affido — che sono ancora pochissime, solo undici. Da una parte il Comune, che ha in carico 830 ragazzini, aprirà a febbraio un centro di prima accoglienza unico nel suo genere in Italia. Dall’altra il Tribunale di via Leopardi, che in nove mesi ha istituto un elenco di 187 tutori volontari (130 in città), arrivando a abbinarne 107 ai «Msna» (acronimo che indica i minori stranieri non accompagnati).
Restano ancora un centinaio di milanesi che si erano resi disponibili e non sono ancora utilizzati, però: perché? È un problema di tipo burocratico, spiega Maria Carla Gatto, presidente del Tribunale per i minori. «Il tutore può essere nominato solo per i Msna arrivati dopo il 3 marzo 2018. Per loro abbiamo provveduto, anche se il 20 per cento è poi scappato dalla comunità rendendo vana la nomina e altri ancora sono stati collocati in comunità fuori dalla Lombadia (ma così da Milano il tutore non riesce a seguirli)».
Gli altri ragazzi, più di settecento, hanno il Comune come tutore. Ma è evidente che questo sistema non funziona. Può l’amministrazione seguire un numero così elevato di bambini e adolescenti, peraltro con storie durissime alle spalle? «Se il Comune avanzasse richiesta motivata al giudice tutelare presso il Tribunale ordinario, potrebbe essere nominato un tutore volontario — ipotizza la presidente —. La soluzione ideale per molti “Msna” sarebbe vivere in famiglia affidataria, possibilmente della stessa cultura, sostenuta dal tutore volontario milanese».
L’appello alle famiglie per l’affido arriva dal Tribunale ma anche da onlus e Comune. «Ne servirebbero con urgenza altre, con il Tribunale troveremo la soluzione», conferma l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino.
Degli 830 minori collocati in comunità e piccoli alloggi, 475 sono arrivati nel corso del 2018. Le nazionalità cambiano di continuo: solo negli ultimi mesi c’è stato un netto aumento degli albanesi, 25 per cento, e un drastico calo degli egiziani, 4 per cento contro il 42 per cento nel 2016. «Il governo, con il suo decreto sicurezza, punta a togliere spazio alla prima accoglienza. Per tutta risposta noi il 10 gennaio chiudiamo il bando per dare il via al nuovo centro di prima accoglienza a Primaticcio, rivoluzionario e primo in Italia. Temiamo che presto i minori per strada in Italia aumenteranno», continua Majorino. Il centro sarà operativo 24 ore su 24, con mediatori, psicologi, operatori, volontari. Il progetto conta su 400 mila euro di finanziamento da Roma: «I fondi non sono in discussione», assicura.