Corriere della Sera (Milano)

Sfida del fuoco sul simulatore Canadair

Malpensa, nella capsula da 20 milioni per imparare a pilotare il gigante anti-roghi

- di Andrea Camurani e Giacomo Valtolina

Un involucro in metallo da 20 milioni di euro con un’elevata potenza di calcolo legata al volo, al rifornimen­to d’acqua e al contatto col fuoco. È il simulatore di volo dei Canadair di Malpensa che si trova nei capannoni dell’azienda Ansett Aviation. Strumento indispensa­bile per chi deve imparare a pilotare uno dei migliori (e più difficili) aerei al mondo.

Il fumo dell’incendio di Albano è ben visibile appena dopo il decollo da Ciampino. Il grande aereo giallo si avvicina, punta il fuoco, sgancia 6.100 litri d’acqua sulle fiamme ma qualcosa non funziona nell’assetto: un’ala si spezza, non riesce a riprendere quota e cade. Risultato: morti pilota e copilota. A quel punto l’uomo ai comandi, Andrea Canetto, si gira: «Ora avete capito a cosa serve il simulatore di volo dei Canadair, se fossimo nella realtà non potremmo stare qui a raccontarl­o». E nella cabina di pilotaggio, nei capannoni all’interno dell’ azienda australian­a Ansett Aviation scende il gelo.

A Malpensa questi potenti aerei nati alla fine degli anni ’60 per spegnere incendi e lavorare in condizioni proibitive vivono una seconda vita. Sono fuori produzione per via dei costi «ma sono i migliori al mondo per combattere il fuoco. Il punto è che pilotarli è una delle più pericolose attività al mondo. Dal 1970 ci sono stati 56 morti e 36 aerei distrutti. Per questo abbiamo inventato il simulatore».

Renato Sacchetti, 44 anni, ex pilota civile romano che oggi vive tra l’Italia e Hong Kong ha sviluppato il progetto unico al mondo per realizzare il simulatore di volo per Canadair. Un involucro in metallo da 20 milioni di euro con un’elevatissi­ma potenza di calcolo non solo legata al volo ma anche a due variabili: il rifornimen­to d’acqua nei laghi e il contatto col fuoco. Perché il «paperone» — così lo chiamano i piloti — sgancia alla velocità di 100 nodi e dall’altezza di 100 piedi. A 30 metri dalle fiamme e a circa 180 chilometri l’ora deve centrare l’obiettivo, poi tornare a ricaricare acqua. In un giorno, negli incendi in provincia di Varese dei giorni scorsi sono stati sganciati 500 mila litri sul monte Martica; lì c’era anche Marco Amort, nato come pilota degli intercetto­ri Eurofighte­r e che lunedì faceva da spola con il lago di Varese per il rifornimen­to: «Ogni volta un atterraggi­o senza pista e torre di controllo che ti calcola il vento», racconta.

«Il CL-415 è un aereo sicuro e potente, ha il motore dell’Atr42, da 5400 cavalli — spiega Angelo Fulgenzi, addestrato­re dal 2005 con migliaia di ore all’attivo — . Gli imprevisti sono però molti: dall’avaria al motore alla difficoltà nel vedere i fili dell’alta tensione». L’aereo è costoso: 35 milioni di dollari. I pezzi di ricambio hanno cifre sproposita­te. Si parla di 3,5 milioni di dollari per il ripristino del motore, 200 mila dollari se si perde uno «scarpone», il galleggian­te sotto le ali. Un solo sedile costa 400 mila euro e un set di tergicrist­alli 18 mila.

E poi c’è il fattore umano, quello più importante. I piloti rischiano. Il 50% degli incidenti avvengono in fase di addestrame­nto e nel 63% dei casi si registra almeno una vittima. A bordo i piloti sono due e non c’è il paracadute. Lo spazio è angusto, la cloche piuttosto dura. «Durante le missioni può succedere di tutto: non si apre il carrello, o un motore si spegne appena hai sganciato sull’incendio, quando c’è bisogno di spinta per sollevarsi», spiega l’istruttore Fulgenzi. Lì entra in gioco l’importanza del simulatore. Il 15 gennaio verrà inaugurato e presto cominceran­no i corsi per piloti e copiloti. Ma non solo. L’idea è di aprire anche a chi lavora a terra: antincendi­o boschivo, carabinier­i forestali o vigili del fuoco.

«Il raccordo fra personale che gestisce il servizio e vigili del fuoco è importanti­ssimo», spiega Franco Feliziani, dirigente dell’ufficio gestione tecnica della flotta aerea del Corpo nazionale vigili del fuoco. I Canadair italiani sono 19, del Dipartimen­to vigili del fuoco e dislocati a Genova, Ciampino, Olbia, Trapani e Lamezia. La multinazio­nale inglese Babcock Internatio­nal ha vinto la gara per il servizio: un centinaio i piloti si alternano in missione. Nel 2017 gli incidenti sono stati tre tutti per collisioni contro fili dell’alta tensione, senza vittime. Il più recente incidente mortale con un Candair italiano è avvenuto il 23 luglio 2007 a un centinaio di metri dall’Eremo di Sant’Erasmo, vicino ad Acciano, in Abruzzo: morì il pilota e il copilota rimase ferito.

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(Grassi/Lapresse) La cabina L’ingresso del simulatore, un involucro in metallo da 20 milioni di euro con una enorme potenza di calcolo che contempla più variabili
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