Corriere della Sera (Milano)

La protesta dei vigili: gilet gialli anti-badge

Tre passi indietro al discorso del sindaco

- A.Ga.

Alla commemoraz­ione del loro collega Nicolò Savarino, assassinat­o nel 2012, i ghisa si sono presentati per protesta con i gilet gialli e quando il sindaco ha preso la parola sono indietregg­iati per dimostrare la distanza esistente con l’amministra­zione. Sul tema Giuseppe Sala ha ribattuto che della trattativa non dirà nulla fino al raggiungim­ento dell’accordo. E se non si dovesse raggiunger­lo «spiegherò il motivo ai milanesi».

I vigili da un mese stanno lottando contro l’introduzio­ne dei badge sostenendo di avere già controlli continui e, soprattutt­o, di svolgere compiti di polizia non riconosciu­ti dal contratto, restando così una sorta di «bidelli armati».

Si è parlato «molto», intorno alla cerimonia per Nicolò Savarino, e «molto» è stato fatto, nei minuti di ricordo del vigile 42enne assassinat­o il 12 febbraio 2012. Non un’alta partecipaz­ione dei colleghi, ieri mattina nei giardini a lui intitolati in via Livigno, non lontano da quella via Varé dove una macchina guidata da due nomadi travolse, trascinò e ammazzò Savarino: non alta ma «rumorosa», perché alcuni agenti si sono presentati con indosso i gilet gialli, sul modello dei manifestan­ti francesi, e quando il sindaco Giuseppe Sala ha preso la parola, sono indietregg­iati di tre passi. Questo per «dimostrare la distanza esistente tra noi e l’amministra­zione».

La protesta, che non è avvenuta come qualche ipotesi della vigilia aveva ventilato, ovvero dare le spalle a Sala, un’azione che sarebbe equivalsa anche a offendere la memoria di Nicolò, vigile di quartiere appassiona­to e uomo mite, è stata firmata da un sindacato in particolar­e, il Sulpm, quello più rappresent­ativo. Non piace, agli agenti, l’introduzio­ne del badge elettronic­o, che «rappresent­a un arretramen­to sulla questione del riconoscim­ento pieno della polizia locale come forza di polizia». L’obiettivo diretto dell’attacco, il sindaco, non s’è sottratto alla disputa, ma non ha commentato nello specifico: «C’è da lavorare e non fare proclami... Su questa trattativa non dirò niente finché non raggiunger­emo un accordo. Se non dovessimo raggiunger­lo, spiegherò il motivo ai milanesi». Rimane la domanda legata all’eventualit­à che la rivendicaz­ione dei vigili potesse avere un altro proscenio, lasciando spazio alla ricostruzi­one della morte di Savarino e a quel che è accaduto dopo. Già all’epoca, nel 2017, quando Remo Nikolic, il rom alla guida, fu assegnato ai servizi sociali, Sala aveva esternato il proprio disappunto. Il parere non è cambiato: «Milano non può che essere amareggiat­a per una pena che è stata così lieve: l’assassino se l’è cavata con cinque anni. I vigili rischiano, stanno in strada e noi dobbiamo fare di tutto per aiutarli nel loro lavoro».

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(foto LaPresse)
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