Il boss in cella dieci anni dopo il delitto
Cadorago, arrestato un uomo legato alla ’ndrangheta. Mancuso ucciso per un’offesa
Un killer gli aveva sparato in un giorno caldissimo dell’agosto di undici anni fa. Franco Mancuso era morto sotto i colpi di una pistola calibro 7.65. Le modalità erano apparse quelle di un agguato mafioso. E così era in effetti, visto che ad ordinare l’esecuzione era stato Bartolo Iaconis, boss della ’ndrangheta nel Comasco. Il motivo? Mancuso, ubriaco, sfasciò la sua auto con un piede di porco.
(Como). A scaricare tre colpi calibro 7.65 da meno di mezzo metro di distanza dalla vittima — seduta al tavolo del bar insieme a una dozzina di calabresi — la mano di Luciano Rullo, già in carcere. Almeno così hanno ricostruito gli investigatori coordinati dal pm Sara Ombra della Dda di Milano.
Cicco Mancuso non era un mafioso di rango. Aveva piccoli Bartolomeo Iaconis era il capo società del «locale» di ’ndrangheta di Fino Mornasco negli anni ‘90. Carica di vertice che ha rivestito fino ad oggi. Il «locale» è una sorta di cellula dei mafiosi su un territorio. È composto, secondo le regole, da almeno 49 affiliati. guai con la giustizia ma soprattutto un carattere burrascoso che, quando beveva, lo portava a litigare con chiunque. E dietro questo omicidio eseguito secondo gli inquirenti in «perfetto stile mafioso», ci sarebbe proprio un litigio con Bartolo Iaconis che da boss della ’ndrangheta — anche se si spacciava per un redento imprenditore — non poteva accettare un così duro affronto. Cicco Mancuso, infatti, tra maggio e giugno aveva avuto una pesante discussione con Iaconis nel suo bar «Bulldog» di Cadorago. Le testimonianze raccolte dai carabinieri — in mezzo a moltissime reticenze — raccontano che Mancuso sfasciò con un piede di porco i mobili del locale e soprattutto il cofano del pickup Nissan di Bartolo Iaconis. Tanto che, così emerse dalle indagini di allora, fu proprio un «pentito» Mancuso a presentarsi a fine giugno per dire al carrozziere che avrebbe pagato il conto di quel danno.
Per gli investigatori del Ros, guidati dal tenente colonnello Andrea Leo, il boss Iaconis — che in questi dieci anni ha sempre vissuto liberamente — non poteva accettare che un simile affronto restasse impunito. Un fatto al quale, oltretutto, avevano assistito in molti. Per questo ha deciso l’eliminazione di Mancuso, incaricando il suo braccio destro e donandogli 20 mila euro per ripagarlo dell’aiuto.
Un omicidio che altro non è che una esecuzione mafiosa. In una terra, quella del Comasco, che ha visto una lunga serie di delitti di ’ndrangheta in questi ultimi anni. Dove la mafia, lontano dai riflettori di Milano, spara ancora.