Corriere della Sera (Milano)

Negozi storici Quale futuro?

E-commerce e modernizza­zione «Niente svolta generazion­ale» Ma il saldo delle ditte è positivo

- Davide Illarietti

I negozi storici sul web perdono il profumo di mogano, il fascino delle vetrine retrò. Ma guadagnano in «clic». Come nonni digitali, alcuni sono finiti persino su Ebay: una ventina di esercizi che, messi insieme, hanno più anni del Castello Sforzesco. La coltelleri­a Lorenzi in corso Magenta dal 1919, il negozio di biciclette Doniselli in via Procaccini (coscritto), la camiceria De Molfetta in corso Vercelli. Gli altri — per ora — compaiono solo su una mappa digitale pubblicata a dicembre dalla Camera di Commercio: riunisce la Milano dei barbèe e dei prestinèe, delle insegne vintage — o quel che ne resta — come in una foto di gruppo d’altri tempi. Non è (solo) un’occasione per raccontare vecchie storie e contare chi non c’è più. «I negozi storici sono una realtà vitale e una risorsa turistica, grazie alla loro capacità di raccontare la città» spiega Valeria Gerli della giunta della Camera di Commercio. «Vanno accompagna­ti nelle sfide del mercato odierno».

La mappa rende giustizia di numeri a un mondo abituato a lavorare a testa bassa. E i numeri sono buoni. Sono 383 i negozi nati sotto la Madonnina prima del 1968 e sopravviss­uti fino a oggi; calcolando anche le imprese alberghier­e e della ristorazio­ne, il totale sale a 467 e comprende — per esempio — l’hotel Et De Milan, le botteghe ottocentes­che come la boutique del Presepe Tricella (fondata nel 1888) o i casalinghi Beretta in via Perego. I più longevi sono i piccoli alimentari (73 imprese a Milano e Monza, su 179 in Lombardia), poi vengono le gioielleri­e (43 su 73), i ferramenta (38 su 87) e i negozi di mobili (24 imprese su 68). Non mancano mercerie, macellai, negozi di intimo, come nemmeno le pompe di benzina: 16 in città quelle aperte da più di mezzo secolo. «I settori più esposti alle innovazion­i hanno una mortalità maggiore» osserva Alfredo Zini, coordinato­re del Club Imprese Storiche di Confcommer­cio. «Il passaggio generazion­ale resta molto problemati­co ed è aggravato dalla scomparsa dei prodotti dal mercato». Il problema è nascosto dal segno più del ricambio delle vetrine: il boom di attività nate negli anni ‘60, che diventano oggi cinquanten­ni, cela la moria (silenziosa) delle insegne più antiche. La vita media degli esercizi si accorcia (16 anni) sembra che le aziende storiche vivano in una «bolla» temporale. «Il rischio per chi non si mette in gioco è alto» avverte Zini. Le serrande storiche che si sono abbassate nel 2018 sono una ventina a Milano, 225 contando tutte le imprese ultra-cinquanten­ni (su un totale di 7.717). Una «grande perdita di saperi» alleviata solo apparentem­ente dalla riscoperta del vintage, per cui molte insegne agé vengono rilevate e conservate da imprese nuove ma senza più traccia dell’attività originaria. La soluzione è Ebay? Sulla piattaform­a è sbarcato a inizio dicembre il primo gruppo-pilota di esercenti storici, dopo aver preso lezioni di e-commerce dagli esperti di Confcommer­cio. I risultati «sono incoraggia­nti in termini di visibilità» spiega Zini. «Ad essere attirati non sono solo consumator­i stranieri, ma gli stessi milanesi, che spesso non conoscono certe chicche, specie se sorgono in zone semi-periferich­e». Ogni bottega ha una scheda, fotoprofil­o e una piccola «bio» in cui, certo, racchiuder­e decenni di storia non è facile. Ma anche questa è una vetrina.

 ??  ??
 ??  ?? Il tourGli itinerari tra le vetrine storiche con la 500 rossa del Vintage Tour Milano di Luca Tafuni
Il tourGli itinerari tra le vetrine storiche con la 500 rossa del Vintage Tour Milano di Luca Tafuni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy