MODE E BUFALE IL SALE ROSA DELL’HIMALAYA
Il sale rosa dell’Himalaya è di gran moda in cucina. Oltreoceano come in Europa. Fa bene alla salute, sostengono i soliti sapientoni. E poi l’esotico condimento piace ai divi della tv, del cinema, della canzone. Non bastasse è gradito anche ai politici. Così si dice. In realtà, secondo la rivista americana The Atlantic , ci troviamo di fronte «a una gigantesca bufala», avallata dai personaggi pubblici che raccontano sui settimanali pettegoli le loro esperienze culinarie (piccola parentesi a proposito di ricette speciali: ho letto un annuncio sulla copertina del settimanale Novella,
«Gli gnocchi di Daniela Santanchè»; ci mancava, diciamo la verità). Ma vediamo come si smonta la favola colorata: innanzitutto il sale rosa non viene dalla montagna più alta della Terra ma dalla miniera di Kewhra in Pakistan. Non è «raccolto a mano» come da spot ma con macchinari ultramoderni. E, ciò che più conta, il sale rosa risulta essere del tutto innocuo per la salute: i minerali che contiene — ferro, magnesio, zinco, calcio — sono presenti in quantità ininfluenti. A sua volta il periodico online Il
fatto alimentare dice che il sale rosa «è il frutto di una operazione commerciale» che ha trovato il suo pieno avallo nei millennials, vale a dire i nostri figli diventati maggiorenni nel Duemila. Sarebbero attratti dal colore: rompe la monotonia del bianco. Chissà che invece non siano attratti dal fascino dell’antichità: il sale rosa ha 200 milioni di anni!