Corriere della Sera (Milano)

MODE E BUFALE IL SALE ROSA DELL’HIMALAYA

- di Antonio Lubrano

Il sale rosa dell’Himalaya è di gran moda in cucina. Oltreocean­o come in Europa. Fa bene alla salute, sostengono i soliti sapientoni. E poi l’esotico condimento piace ai divi della tv, del cinema, della canzone. Non bastasse è gradito anche ai politici. Così si dice. In realtà, secondo la rivista americana The Atlantic , ci troviamo di fronte «a una gigantesca bufala», avallata dai personaggi pubblici che raccontano sui settimanal­i pettegoli le loro esperienze culinarie (piccola parentesi a proposito di ricette speciali: ho letto un annuncio sulla copertina del settimanal­e Novella,

«Gli gnocchi di Daniela Santanchè»; ci mancava, diciamo la verità). Ma vediamo come si smonta la favola colorata: innanzitut­to il sale rosa non viene dalla montagna più alta della Terra ma dalla miniera di Kewhra in Pakistan. Non è «raccolto a mano» come da spot ma con macchinari ultramoder­ni. E, ciò che più conta, il sale rosa risulta essere del tutto innocuo per la salute: i minerali che contiene — ferro, magnesio, zinco, calcio — sono presenti in quantità ininfluent­i. A sua volta il periodico online Il

fatto alimentare dice che il sale rosa «è il frutto di una operazione commercial­e» che ha trovato il suo pieno avallo nei millennial­s, vale a dire i nostri figli diventati maggiorenn­i nel Duemila. Sarebbero attratti dal colore: rompe la monotonia del bianco. Chissà che invece non siano attratti dal fascino dell’antichità: il sale rosa ha 200 milioni di anni!

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