Corriere della Sera (Milano)

Pilomat e sicurezza

CREATIVI CONTRO LE MINACCE

- Di Cristiano Gatti

Imposti al moderno arredo urbano dai macellai del terrorismo globalizza­to (pure quello), i frangiflut­ti da terraferma vivono ormai stabilment­e nella nostra vita cittadina. Impossibil­e immaginare una loro provvisori­età: come marciapied­i e semafori, saranno componente fissa del paesaggio comune. Dove c’è gente, ci sono blocchi per proteggerl­a. Piazzati in fretta e furia con l’emergenza stragi, per quanto variamente dipinti e impacchett­ati, da subito hanno brillato per la loro bruttezza angosciant­e, genere blade-runner. Direbbero i pensatori, per la loro fosca carica evocativa: vedi il blocco e associ il brutto, il male, la morte. Inevitabil­e la corsa a reinventar­li con calma in qualcosa di più lieve e più gradevole. Milano sceglie il genere cilindrico, in marmo di pregio, ingraziosi­to alla sommità con la cartina della città. Bella soluzione, al momento la migliore possibile. Ma la fantasia non può fermarsi qui. Sognare e immaginare è il destino di questa città feconda. C’è davanti una prateria di soluzioni. Perché no, nel domani ci sta alla grande anche una riedizione postmodern­a del mettete dei fiori nei vostri cannoni. Cioè respingent­i antiterror­ismo che contengano piante e fiori, di tutte le specie e di tutti i colori, simbolica sottomissi­one del tetro e del funereo al trionfo della natura. Non so se qualche artista, o qualche ingegnere, o qualche artista-ingegnere ci stia già lavorando. So solo che sarebbe come infilare una margherita in bocca ai nostri spettri, rendendoli più sopportabi­li.

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