Corriere della Sera (Milano)

BENVENUTI TRA GLI SCARICHI UN PESSIMO BIGLIETTO DA VISITA

- Marilena Santelli Luca Pagetti Via Silva Elena Ronzi Marchesini Roggia Vettabbia Gabriella Benedetti gschiavi@rcs.it

Ci sono due date consegnate alla storia di Milano: 17 febbraio 1992, arresto di Mario Chiesa e avvio dell’inchiesta Mani Pulite; 6 giugno 1993, boom della Lega alle comunali ed elezione di Marco Formentini. È l’implacabil­e succession­e dei fatti che avvicina Tangentopo­li e Lega dopo la seconda metà degli Anni Ottanta ricordata come «Milano da bere».

La Lega a Palazzo Marino non arrivò per caso: fu una risposta alla degenerazi­one del vecchio sistema, il risultato dell’indignazio­ne nei confronti di una classe politica che si considerav­a eterna. C’era del populismo unito a una certa borghesia dietro quel vento del Nord che spazzò via la prima Repubblica. Ma non si può disgiunger­e Tangentopo­li da una rivoluzion­e di cui la Lega fu beneficiar­ia. Milano tra il ’92 e il ’93 sembrava Ghotham City, la vecchia giunta di sinistra era stata decapitata dagli arresti, il consiglio comunale era paralizzat­o e governava il commissari­o prefettizi­o.

Di quella stagione è giusto ricordare la voglia rinascita con la giunta leghista formata da esponenti della società civile, come Marco Vitale, Philippe Daverio, Mirella Serri, Marco Giacomoni, e l’essenziali­tà del programma politico: risanament­o morale ed economico.

Durò poco, però: la giunta

Degrado Caro Schiavi, come avevo promesso ho scattato alcune foto che documentan­o — passando con il treno, sulla tratta ad alta velocità da Torino — il deposito abusivo di plastica incendiato il 14 ottobre scorso in zona Bovisasca, proprio accanto alla ferrovia: dallo spegniment­o nulla è cambiato. Altre foto sono di rifiuti gettati a lato della ferrovia, in zona Rho e Cornaredo. Far installare dai Comuni delle telecamere anti discarica abusiva in questi luoghi credo sia un buono strumento di dissuasion­e. Le leggi ci sono, basterebbe applicarle con la giusta fermezza. Purtroppo nel nostro Paese non siamo abbastanza civili per fare a meno della vigilanza. E tutto questo non è un buon biglietto da visita per la nostra città.

Caro Pagetti, la sua indignazio­ne coincide con quella di tanti lettori che in questi mesi hanno segnalato casi analoghi, lungo altre direttrici stradali, verso Linate, Paullo, Rivolta e Cassano D’Adda. C’è un malcostume diffuso che per anni è stato accettato nell’inerzia di chi doveva impedirlo. Pensi alle tante discariche abusive, agli sversament­i di inquinanti nei corsi d’acqua e al business dei rifiuti speciali interrati dai malavitosi. Le telecamere sì, ormai sono una necessità, dagli stadi ai luoghi dove si affidano i bambini. Per chi tiene alla privacy non è il massimo sentirsi ovunque spiati, ma contro gli scarichi abusivi non ci sono vie di mezzo: dissuasion­e (con le telecamere) e punizione (con la legge). Siamo un bellissimo Paese ma spesso dobbiamo difenderlo anche da noi stessi. Formentini di cui lei era capogruppo entrò in crisi quando Bossi decise di liquidare il governo Berlusconi e di omaggiare con le ampolle il dio Po. Se non sbaglio, uno dei figli di quella vittoria leghista in Comune fu anche Matteo Salvini, entrato per la prima volta in consiglio. I conti con la storia di Milano continuano...

Ho ottant’anni e abito in via Silva 23, a Baggio. Dal 21 novembre il tragitto dell’autobus 67 è stato modificato per l’esecuzione di lavori stradali, lasciando tutta la zona Rismondo e Anselmo da Baggio scoperta. Per le persone anziane come me, è estremamen­te difficolto­so arrivare alla fermata più vicina del nuovo tragitto a piedi. Sono praticamen­te bloccata in casa e non posso usufruire del mio abbonament­o annuale.

Voglio sapere quali misure intende applicare Atm per garantire la mobilità degli anziani e dei disabili residenti in zona sino al termine dei lavori che sembra dureranno a lungo (alcuni dicono sino a fine marzo, altri addirittur­a per due anni).

Aspettiamo di saperlo anche noi (ma possibile che non sia stato mandato un avviso, anche con un semplice cartello alle vecchie fermate, prima della modifica del percorso?).

Un futuro migliore

Leggo la lettera del signor Montermini e la sua risposta e ne rimango amareggiat­a per i commenti sulla Vettabbia, roggia secolare.

Sono consideraz­ioni superate da almeno 20 anni quando, grazie ai pozzi di emungiment­o sversati in Vettabbia, è stata riqualific­ata tanto che vi si trovano gamberi, pesci, germani reali, gallinelle d’acqua. A due passi dalla Fondazione la roggia scorre in mezzo a edifici della Bocconi, Centro Leoni, Fuksas, eccetera costeggiat­a da rilassanti camminamen­ti. Un po’ più a Sud, verso Chiaravall­e si sta ultimando il «Parco della Vettabbia» migliorand­o tutta l’area e riscoprend­o antichi manufatti come il mulino in via Sant’Arialdo.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma ciò che volevo era specificar­e che non è più un canalaccio, diventato uno scarico fognario e tanto meno tombinato.

La roggia Vettabbia ha nobili tradizioni legate alla canalizzaz­ione che ha reso Milano città d’acqua, ma venuta meno la funzione antica era stata ridotta nel Dopoguerra a canale di scolo (canalaccio) fino a quando sono arrivati i (benedetti) depuratori del sindaco Albertini.

I corsi d’acqua riempiono di bei ricordi la nostra vita, le fogne a cielo aperto un po’ meno. Nel 2004 (grazie al sindaco più impolitico ma efficiente della storia milanese) si è posto finalmente rimedio e la Vettabbia, che emerge dalla copertura d’asfalto in viale Tibaldi, è tornata pulita fino alla confluenza con il Lambro (che nel 1990 era tra i fiumi più inquinati d’Europa).

Auguri al parco, ai gamberi e all’acqua azzurra.

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 ??  ?? Rifiuti e detriti visibili passando con il treno: la prima foto è scattata in zona Bovisasca, la seconda in zona Rho
Rifiuti e detriti visibili passando con il treno: la prima foto è scattata in zona Bovisasca, la seconda in zona Rho
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